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La Svezia rispolvera i Patriot per paura di Mosca

Stoccolma teme di fare la fine dell'Ucraina e compra dagli Usa armi vecchie di 26 anni

La Svezia rispolvera i Patriot per paura di Mosca

Le armi che fermarono Saddam Hussein per impaurire Vladimir Putin. Chissà se funzioneranno come 26 anni fa, quando nel 1991 i missili antimissile di George Bush padre bloccarono in volo, facendoli saltare come se fossero fuochi d'artificio, i Sam che il dittatore di Bagdad lanciava verso Gedda, Riad e Gerusalemme. Certo è che il loro nome è evocativo. Patriot: sembra tirato fuori da una canzone di Springsteen, o da un film di Mel Gibson. Soprattutto rievoca i tempi della cavalcata nel deserto del Generale Schwarzkopf, quando l'America era invincibile e Mosca, tenuta in un'angolo a guardare, assisteva impotente ed in attesa di perdere il suo impero interno. Ora li vuole la Svezia, uno dei pochi paesi europei a non far parte della Nato, ed è pronta a spendere un miliardo e trecento milioni di dollari. Per fronteggiare colui che viene percepito, da questa parte del Baltico, più o meno come Saddam veniva considerato dall'altra parte del Golfo Persico dopo l'invasione del Kuwait. Putin fa paura, per motivi di rivalità storica e di minacce contingenti. Come nel 2013, quando un paio di caccia del Cremlino sorvolarono il cielo svedese, e poi lo sorvolarono ancora e poi una terza volta.

A Stoccolma pensarono che si trattasse di una manovra militare, più pericolosa di una semplice provocazione, addirittura volta a sperimentare le modalità di un attacco atomico. La tensione salì così in alto che, per scortare senza incidenti i caccia nei cieli internazionali, dovettero muoversi i top gun della forza aerea danese. Che la scelta dei Patriot, sistema di missili antimissile che potrebbe sembrare obsoleto quasi trent'anni dopo il loro primo e clamoroso successo, sia una scelta filoatlantica lo dimostra anche il fatto che siano stati preferiti ai più moderni Eurosam Samp/T, di fabbricazione italiana e francese. Europa contro America, vince la seconda fuoricasa: la Svezia dovrebbe guardare più a Bruxelles che non a Washington, e invece niente. In realtà la paura di Putin è qualcosa di concreto e spinge verso scelte che si ritengono obbligate: la reintroduzione della leva obbligatoria, l'aumento delle spese per la difesa dopo anni i tagli costanti. Fino al passo dello scorso inverno, gli approcci con la Nato per entrare a far parte, quasi ultima in Europa, dell'Alleanza Atlantica. E lì si capì quanto Mosca sia sensibile a certi argomenti. Putin parlò come un Romanov che si prepari alla Terza Guerra del Nord. «Sarebbe da pazzi pensare ad un conflitto» scandì il Presidente di Tutte le Russie, «ma una decisione del genere rappresenterebbe comunque una minaccia che dovremmo eliminare». Detta chi ha regolato a modo suo i conti con l'Ucraina, la frase presenta una sola possibilità di interpretazione. L'avvicinamento alla Nato venne lasciato cadere, con discrezione, anche se a parziale rivalsa l'estate scorsa Stoccolma ha organizzato, insieme alle potenze militari occidentali, le più grandi esercitazioni della sua storia recente. Scopo: «sperimentare i mezzi di difesa contro un oppositore di ampie dimensioni». Indovinate chi..

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