Cronache

La Svizzera chiude tre valichi: "Stop ai ladri in arrivo dall'Italia"

Troppi razziatori stranieri, divieti notturni a Marcetto, Ponte Cremenaga e Pedrinate. Una decisione politica

La Svizzera chiude tre valichi: "Stop ai ladri in arrivo dall'Italia"

Con un piede sei in Svizzera, con l'altro piede sei in Italia. Il paese di qua si chiama Marcetto, quello di là Ronago. In mezzo, sul confine, due casupole vuote, le due dogane: quella italiana mezza diroccata, quella svizzera ovviamente linda e ben tenuta. Sul lato italiano, un cartello avverte che il confine è aperto ventiquattr'ore al giorno. Sul lato svizzero, un cartello dice esattamente il contrario: divieto di passaggio dalle 23 alle 5. Il cartello è nuovo di pacca. E ieri sera alle 23, per la prima volta, le sbarre a livello si sono abbassate bloccando il passaggio. Proibito uscire, proibito entrare. Il muro di Marcetto. Alla stessa ora, le sbarre biancorosse si sono abbassate a pochi chilometri da qui, sul valico di Drezzo; e più su, quaranta chilometri a nordovest, a Ponte Cremenaga, dove le acque del Tresa separano l'Italia dalla Svizzera. Stamane alle 5, le sbarre dei tre piccoli confini si sono tornate ad alzare.

Per capire il perché e le conseguenze di questa svolta - decisa a malincuore dal governo federale svizzero, sull'onda di delibere e pressioni del Canton Ticino - bisogna partire dal semplice dato di fatto che si constata arrampicandosi fin quassù: ovvero che si tratta - se non di una gigantesca presa in giro - di un gesto puramente simbolico. Per più di un motivo: in primis, perché nessuna guardia svizzera è rimasta stanotte a presidiare il passaggio, bloccato alle auto ma tranquillamente attraversabile a piedi; e poi perché il confine che scorre tra questi boschi è una finzione di frontiera, come ben sanno gli spalloni che lo hanno attraversato per secoli, e come ben spiegano gli avventori del bar della Mery a Ronago, ultimo avamposto tricolore a ridosso della perfida Elvezia: «La rete di confine praticamente non esiste più, è tutta un buco, vada a farsi un giro».

In effetti facendosi largo tra le robinie la rete d'acciaio si presenta come un cadavere di metallo contorto e steso al suolo, utile anziché a dividere le due nazioni a scavallare un ruscello che scorre infossato. Chi vuole passare continuerà a passare, a qualunque ora del giorno e della notte. E che possano diminuire i furti nelle case e nei negozi svizzeri, ufficialmente indicati a motivo della chiusura notturna dei confini, non ci crede nessuno: a partire dalle due ragazze che lavorano al minimarket di Marcetto, a due passi dal confine: «A noi la chiusura non ci fa né caldo né freddo. Noi alle otto di sera chiudiamo. Se vogliono rapinarci ci rapinano prima, quando il confine è aperto».

Che la recrudescenza vi sia davvero stata, e che sia colpa di stranieri di origine balcanica venuti dall'Italia, pare assodato: anche se al bar della Mery fanno presente che l'andirivieni di brutti ceffi avviene in entrambe le direzioni, e anzi quelli che arrivano dalla Svizzera in Italia sono i peggiori. «L'altro giorno - raccontano - ha passato il confine una Bmw con targa inglese, su c'erano dei moldavi con quindici chili di cocaina, li hanno bloccati qui mentre cambiavano macchina». Non saranno queste sei ore di sbarre abbassate, a fermare chi vuole davvero passare il confine. E d'altronde di notte restano aperti altri due piccoli valichi poco distanti, a Bizzarone e alla Crociale dei Mulini, anche senza sfidare la lotteria dei controlli a Chiasso.

E allora, perché? La risposta è semplice: politica, la politica che vive di battaglie simboliche. Per la Lega dei Ticinesi i tempi grami che si respirano in Svizzera offrono consenso facile alla retorica dei muri, e questo dei confini chiusi di notte a Marcetto, a Pedrinate e a Ponte Cremenaga è un avatar del vero muro che si vorrebbe tirare su, quello contro i frontalieri italiani che vengono «a rubare lavoro». E pazienza se a lanciare la battaglia per il muro è stata la consigliera leghista Roberta Pantani, che di mestiere ha una fiduciaria a Chiasso, e che quindi di una certa facilità di certi italiani a passare il confine ha sempre guadagnato.

Ma quelli hanno il colletto bianco, e non viaggiano di notte.

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