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Svolta militare di Di Maio: per le poltrone chiave adesso arruola i generali

Dopo il ministro Costa, altre due divise reclutate all'Agenzia delle entrate e ispettorato del Lavoro

Svolta militare di Di Maio: per le poltrone chiave adesso arruola i generali

Roma - In passato, soprattutto a sinistra, fioccarono le polemiche quando nel 1995 prima e nel 2011 poi i premier tecnici Dini e Monti nominarono un esponente delle Forze armate alla Difesa, rispettivamente il generale Corcione e l'ammiraglio Di Paola. Dai banchi di Rifondazione era tutto uno stracciarsi le vesti sul ripudio della guerra sancito nella Costituzione. Oggi con il governo del cambiamento è tutto diverso: alla Difesa siede una riservista dell'Esercito ed esperta di geopolitica come Elisabetta Trenta e le Forze armate sono considerate come la vera riserva della Repubblica alla quale attingere per mettere in riga una burocrazia incapace di adeguarsi al cambiamento.

L'ultimo militare in ordine di tempo a essere chiamato a un incarico politico è il generale di brigata dei Carabinieri, Leonardo Alestra, che il ministro Di Maio ha voluto alla guida dell'Ispettorato generale del Lavoro. «Con questa nomina abbiamo voluto dare un importante segnale contro il lavoro nero e il caporalato: finirà il tempo della vessazione delle imprese per fare numeri e ci si dedicherà alle cose serie», ha dichiarato il vicepremier annunciando la designazione. Alestra, vicino al pensionamento, è un eccellente militare già comandante del reparto operativo dei Carabinieri di Roma e comandante provinciale a Reggio Calabria dove ha combattuto tanto la mafia quanto il caporalato.

È la prima volta nella storia che la direzione di un ispettorato va ad un carabiniere. «Abbiamo iniziato dal lavoro, dalla tutela dei diritti dei lavoratori, eliminati proprio dal Pd, e dal contrasto alla precarietà, al lavoro nero e al caporalato che spesso sono causa di morti sul lavoro», ha sottolineato ieri Di Maio in aperta polemica coi dem ancora descritti come «gli assassini politici dei diritti degli italiani». Non è la prima volta, però, che alle Forza armate tocca la «supplenza» di un incarico burocratico. Dalla Guardia di Finanza è stato ingaggiato il generale di divisione Antonino Maggiore per guidare l'Agenzia delle Entrate (inclusa la Riscossione). Il leitmotiv è sempre lo stesso: introdurre un esperto (Maggiore guidava le Fiamme gialle in Veneto, terra di imprenditori) per essere più vicini a una cittadinanza «incompresa e vessata» dai burocrati. E, in fondo, lo stesso può dirsi per il generale dei Carabinieri (ex Forestale), Sergio Costa, che è ministro dell'Ambiente del governo Conte.

Le due ultime nomine, però, sono state decise in sintonia con il ministro Trenta che ha rinunciato (in un caso per poco tempo) a due militari di punta per prestarli a un'amministrazione pubblica evidentemente incapace di esprimere competenze e professionalità, forse - è il retropensiero - perché «collusa» con il vecchio regime.

Ma anche i militari, com'è loro costume, devono restare di vedetta perché le prossime designazioni del ministro Trenta (a partire dal capo di Stato maggiore della Difesa per il quale è in pole position il capo di Stato maggiore dell'Aeronautica Vecciarelli) saranno finalizzate a destrutturare gli assetti targati Partito democratico.

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