Politica

Svolta positiva sulla Brexit: ipotesi accordo entro novembre

Erica Orsini

Londra Londra e Bruxelles potrebbero accordarsi sulla Brexit entro novembre. Quando mancano undici giorni al prossimo summit europeo, il Presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker esprime un inatteso giudizio ottimistico sulla possibilità che l'accordo finale venga raggiunto, se non nel prossimo meeting del 17 ottobre, almeno a novembre. Più cauto il Presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk, che sposta il termine alla fine dell'anno.

Si tratta comunque di un segnale positivo da parte dei leaders europei, che soltanto pochi giorni fa avevano definito «irricevibile» il piano della leader inglese Theresa May. Adesso lo scenario sembra improvvisamente mutato e nel corso di un incontro con la stampa austriaca Juncker ha confermato che le due parti si stanno riavvicinando, sebbene ancora rimangano da risolvere questioni importanti, prima fra tutte quella del confine irlandese.

La notizia di un progresso in seno alle trattative ha avuto un immediato riscontro sui mercati che hanno fatto registrare la sterlina in rialzo sia rispetto al dollaro che all'euro, ma gli esperti ricordano che le scadenze sulla Brexit rimangono estremamente flessibili.

Intanto Downing Street ha smentito l'ipotesi del Daily Mail sulla presunta intenzione di Juncker di spingere il Regno Unito a chiudere l'accordo entro la metà di ottobre. Nei giorni scorsi il Guardian rivelava che alcuni membri del partito conservatore avrebbero segretamente contattato dei colleghi laburisti per convincerli ad appoggiare il piano della May. Alcuni dei deputati nominati nell'articolo hanno subito smentito la notizia via Twitter. «Tutti i parlamentari del Labour chiamati in causa ha twittato Rachel Reeves lavorano duro per combattere i Tories sia a livello locale che nazionale ogni giorno».

In controtendenza con l'ottimismo espresso da Juncker è invece il Times, che ieri spiegava come i negoziatori europei mercoledì siano pronti a pubblicare le loro controproposte al piano di Chequers offrendo un piano commerciale molto meno ambizioso di quello in cui spera Theresa May.

Un'offerta limitata destinata ad alimentare la pressione interna sul primo ministro britannico, già contestata dai Brexiteers più estremisti a partire dall'ex ministro degli Esteri Boris Johnson.

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