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La svolta verde dell'Ue da 300 miliardi l'anno (ma è solo un miraggio)

Il piano "green" di Von der Leyen: emissioni neutre entro il 2050. Mancano accordi e fondi

La svolta verde dell'Ue da 300 miliardi l'anno (ma è solo un miraggio)

«Il Green Deal è il nostro uomo sulla luna». Alla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, bisogna riconoscere la chiara volontà politica di imporre una svolta verde alla Ue e anche una immaginifica capacità narrativa. Ma se davvero vogliamo paragonare la condizione attuale a quella della missione sulla Luna bisogna dire che per ora non soltanto l'Apollo 11 è fermo a Cape Canaveral ma soprattutto che conti per farlo partire ancora non tornano.

Il piano presentato ieri al Parlamento Ue è ambizioso ma non ha incassato il via libera di tutti i paesi membri e non è ancora stato finanziato. L'obiettivo è quello di rendere l'Europa il primo continente «climaticamente neutro» entro il 2050. Nel presentare il progetto la stessa Von der a Leyen ha ammesso di non avere ancora tutte le risposte e di essere all'inizio del viaggio. «Ma questo è il momento dell'arrivo sulla Luna per l'Europa» ha poi aggiunto con ottimismo esagerato.

É stata sottolineata l'urgenza di ridurre le emissioni perché ha proseguito la presidente tedesca «lo dobbiamo ai nostri figli» ma soprattutto perché il cambiamento climatico ha un costo che «aumenta ogni anno che passa: le inondazioni costano ai nostri cittadini oltre 5 miliardi l'anno e la nostra economia perde annualmente circa 10 miliardi di euro a causa della siccità». Ma, ha aggiunto, non è troppo tardi per «una nuova strategia di crescita». Quale?

Per centrare l'obiettivo di rendere l'Europa climaticamente neutra entro 2050 occorrerà più di una rivoluzione: quella del sistema economico e industriale e anche quella degli stili di vita de i cittadini europei. I costi? Circa 260 miliardi di euro all'anno (l'1,5 per cento del Pil aggregato comunitario ma c'è chi dice che i costi siano superiori almeno 300 miliardi annui) e nuovi investimenti verdi per 1.000 miliardi di euro.

Il primo ostacolo è la mancanza di accordo: non c'è il via libera di tutti i leader europei In particolare sono tre i paesi ancora molto dipendenti dalle energie fossili e dal carbone che si oppongono: Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca. La von der Leyen vuole mobilitare per il primo passo concreto del piano 100 miliardi ma l'approvazione del Just transition fund da parte del collegio dei commissari è slittata all'8 gennaio, la prima riunione del 2020.

La Commissione Europea conta comunque di proporre la prima legge Ue sul clima «entro marzo 2020» delineando gli obiettivi: riduzione delle emissioni al 2030 con un taglio tra il 50% e il 55%. Tappa dopo tappa si prevede di sostenere tutte le forme di produzione di energia verde dando aiuti ai paesi più poveri per liberarsi dal carbone. Entro il 2020 si proporrà tra le altre cose: la revisione della direttiva sulla tassazione dell'energia e una nuova strategia Ue sull'adattamento al cambiamento climatico mentre verranno messe in atto iniziative per aumentare la capacità di ferrovie e trasporti via acqua.

Per una mobilità sostenibile si prevedono finanziamenti per lo sviluppo di una rete pubblica di punti di ricarica e l'aumento della produzione e della fornitura di combustibili alternativi per i diversi modi di trasporto. Si punta anche a rendere più verde la politica agricola Comune: riduzione dei pesticidi chimici e dei fertilizzanti entro il 2030, aumentando le aree di coltivazione biologica.

Ed entro il 2021 una revisione delle linee guida sugli aiuti di Stato, compresi quelli per energia e ambiente.

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