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Tagli e tasse subito assegni e sussidi poi. E sulla crescita i tecnici vedono nero

Addizionali e imposte sui giochi dal 2019 Per quota 100 e reddito di cittadinanza un decreto ad hoc in gennaio L'Upb: conti a rischio senza aumenti Iva

Tagli e tasse subito assegni e sussidi poi. E sulla crescita i tecnici vedono nero

Roma - Le misure simbolo della manovra non ci sono. Quota 100 e reddito di cittadinanza finiranno in un decreto collegato che dovrebbe addirittura arrivare al prossimo anno, a gennaio secondo le anticipazioni rese ieri dal vicepremier Matteo Salvini.

I primi pensionati anticipati e i sussidi molto più tardi, a partire dalla primavera. Il grosso arriverà nel 2020, insieme agli aumenti dell'Iva. Non è una coincidenza, la Legge di Bilancio si basa su impegni futuri con coperture tutte da trovare. La conferma ieri dallo studio dell'Ufficio parlamentare di Bilancio sui conti della manovra portati a Bruxelles dal governo italiano. «Il raggiungimento del rapporto deficit/Pil nel biennio 2020-21 è interamente affidato alle clausole di salvaguardia su Iva e accise, già significative nel testo iniziale del Ddl bilancio e ora ulteriormente aumentate (23,1 miliardi per il 2020 e 28,8 per il 2021)», ha scritto l'organismo guidato dall'economista Giuseppe Pisauro.

Senza i super aumenti che nel 2021 faranno lievitare l'imposta sul valore aggiunto di merci e servizi fino al 26,5%, «il deficit salirebbe al 3 per cento del Pil sia nel 2020 sia nel 2021». Un aumento del deficit che comporta «evidenti rischi sulla sostenibilità futura della finanza pubblica».

Il governo ha escluso aumenti dell'Iva, sostenendo che con il prossimo bilancio saranno trovate coperture alternative. Possibile. D'altro canto, i predecessori hanno sempre fatto così, ma l'appuntamento del 2020 è ancora più impegnativo. Ci sono circa 10 miliardi in più da coprire. E le prospettive di crescita non sono rosee. In altre parole, potrebbe diventare ancora più difficile rispettare i limiti europei sul deficit.

La manovra non aiuterà. Lo stesso Upb ha ricordato che il solo passaggio dalla prima alla seconda versione della Legge di Bilancio comporterà un calo del Pil dello 0,2%. La nuova previsione di crescita del Ministero dell'Economia e finanze per il 2019 è «plausibile». Ma ci sono anche «non trascurabili rischi di revisione al ribasso. Tali rischi risultano amplificati se si considerano le previsioni per il 2020 e 2021».

Di sicuro per il momento c'è una manovra sbilanciata sulla spesa corrente e su alcune tasse che scatteranno da subito. C'è l'ecotassa sulle automobili, che nel maxiemendamenti arriva in versioen ridotta, in modo da non colpire le utilitarie. La tassa sui giochi, che assume anche la forma di quella che in ambienti tecnici viene definita la tassa preferita dagli italiani. Il payout, cioè la quota di vincita incassata viene tagliata di un punto percentuale.

Ci sono altre tasse in arrivo, anche se non frutto di decisioni dirette. Ad esempio per la prima volta da tre anni la Legge di Bilancio non proroga il limite che vietava a Regioni ed Enti locali di deliberare aumenti dei tributi e delle addizionali. Una novità che, secondo il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, farà crescere la pressione fiscale e metterà a rischio «i contratti di locazione abitativa cosiddetti concordati, vale a dire quelli il cui canone è calmierato dagli accordi fra le organizzazioni dei proprietari e degli inquilini».

Ieri la Cgia di Mestre ha calcolato che lo sblocco delle addizionali potrebbe costare carissimo alle famiglie italiane. Dal 2019 rischiano di pagare «almeno un miliardo in più.

«Tra Irap, Imu, Tasi e addizionali Irpef, famiglie e imprese versano a Regioni ed enti locali oltre 60 miliardi di euro all'anno - spiega la Cgia - l'incidenza di questo importo, sul totale delle entrate tributarie, è pari al 12 percento e, purtroppo, è destinato ad aumentare».

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