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Tagli sanità, decreto in Aula: salta 4 volte il numero legale

Ipotesi fiducia e piano sanitario per il dl enti locali. Sul tavolo c'è un pacchetto di misure per 2,3 miliardi nel 2015: ma è muro contro muro tra governo e Regioni

Tagli sanità, decreto in Aula: salta 4 volte il numero legale

Si fa in salita la strada per il piano dei tagli alla Sanità voluto dal governo Renzi. È mancato per quattro volte il numero legale nell'Aula del Senato. Il Pd lamenta le assenze dei parlamentari di Ncd e di Forza Italia. In Aula infatti dovrebbero essere votate le pregiudiziali di costituzionalità presnetate al decreto da parte delle opposizioni. A quanto pare la maggioranza non è coesa sul decreto. Così a palazzo Madama prende sempre più piede l'ipotesi fiducia per il piano sanitario per il dl enti locali. La fiducia a quanto pare potrebbe essere posta domani. Il ministro della Salute, Betarice Lorenzin chiarisce che quello che sta per varare il governo non "è un piano di tagli ma di misure di razionalizzazione della spesa in conformità a quanto previsto dall'accordo Stato-Regioni". "Nel testo del decreto legge sugli enti locali viene recepita una razionalizzazione di alcune voci di spesa del settore sanitario prevista dalla scorsa legge di stabilità, pari a circa 2,3 miliardi, e la cui distribuzione è stata decisa dalla conferenza Stato-Regioni ai primi di luglio. Dunque non c’è alcun nuovo taglio", spiega la senatrice di Ncd e una delle due relatrice al provvedimento Federica Chiavaroli, sottolineando come tale intesa sia stata recepita con l’approvazione di un emendamento in commissione. Ma a quanto pare le mosse del governo non sono condivise da tutti i parlamentari della maggioranza.

Il piano prevede un pacchetto di emendamenti al decreto "omnibus" enti locali, che darà la prima spinta ai tagli sulla Sanità. Dopo il via libera tecnico-politico arrivato dal commissario alla revisione della spesa pubblica, Yoram Gutgeld si accelera così la ratifica del piano concordato dalla Conferenza Stato-Regioni del 2 luglio scorso. Ma sulla Sanità il governo potrebbe aprire una disputa con la maggioranza che rischia di minare l'intesa tra Ncd e Pd. E a far salire la temperatura c'è anche il coordinatore degli assessori regionali alla Sanità Luca Coletto che sull'ipotesi tagli afferma: "Se si prosegue così salta il sistema della universalità della sanità pubblica e tutte le Regioni andranno in Piano di rientro. In sostanza, oltre alle tasse, gli italiani dovranno pagare le prestazioni sanitarie privatamente". E ad attaccare il governo è anche il goevrnatore del Veneto Luca Zaia: "Lo dico da rappresentante della Regione benchmark nazionale per i costi standard e per la virtuosità. Mi chiedo con quale coraggio si tagli a una regione virtuosa in egual misura che ad una regione sprecona che, invece di curare i suoi ammalati, crea fughe sanitarie verso altre regioni. Si abbia il coraggio - afferma - di applicare i costi standard che sono pronti dal novembre 2011 (definiti dall’allora Governo di centrodestra) e si commissari subito chi non li rispetta. Se invece continueranno a parla di lotta agli sprechi e ad applicare tagli lineari - taglia corto Zaia - saranno barricate". "Tagliare in Veneto, dove abbiamo già ridotto all’osso le spese, significa che faremo fatica ad erogare anche i Lea, significa non riuscire più ad aprire o ad ammodernare un ospedale. Tagliare da chi spreca nello stesso modo che da chi ha i conti in ordine come accade per noi - conclude il Governatore del Veneto - significa solo far sprecare un pò di meno chi sta buttando al vento fortune di denaro dei cittadini.

E questa non è spending review, non è equità, non è serietà".

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