Politica

Tajani accelera: pronti al referendum sulla Tav

L'affondo del presidente del Parlamento Ue. Aperture all'area cattolica vicina agli azzurri

Tajani accelera: pronti al referendum sulla Tav

Sabrina Cottone

Milano «Far crescere la solidarietà e l'integrazione tra le nazioni e le persone con un sistema libero di mercati ed economie differenziate». È l'Europa dei popoli, che oggi sembra un sogno, a qualcuno persino un incubo, ma nel 1950, nelle mani e nelle menti di De Gasperi, Schumann, Adenauer, era un progetto concreto destinato a dare frutti grandi e gustosi. «Un forte appello per un'Europa che riscopra la sua vocazione popolare» è il senso del Manifesto «Sì all'Europa per farla» presentato a Milano in vista delle Europee (e delle relative candidature). Ma anche «un appello a non soccombere alle paure che avvolgono il futuro dell'Europa».

La macchina del tempo non esiste e inseguire il passato è un'operazione impossibile, soprattutto in politica. Ma i modelli sono i grandi padri, De Gasperi, Schumann e Adenauer, e i cattolici che gravitano vicino all'area moderata di Forza Italia, dal Movimento cristiano lavoratori (Mcl) di Andrea Costalli, a Esserci di Giancarlo Cesana, continuano a sperare nel miracolo, sia pur riveduto e corretto. A dialogare con loro il vice presidente di Forza Italia, Antonio Tajani, l'europarlamentare azzurro Massimiliano Salini, Stefano Parisi di Energie per l'Italia.

All'Enterprise Hotel di Milano, dove corso Sempione un tempo era periferia e ora è un nuovo luogo della città multicentrica, in una sala ampia e strapiena, Cesana e Costalli firmano insieme il Manifesto e propongono agli altri un duplice atto di ripudio: l'alleanza tra Ppe e Pse che ha retto gli equilibri dell'Europa fino a oggi e i nuovi «nazionalismi» che stanno prendendo piede in varie parti d'Europa. Aderiscono convinti Salini e Parisi, lontani dai «populismi nazionalisti».

Tajani, e forse oggi non c'è nulla di più europeista, difende la Tav, i collegamenti transfrontalieri all'interno dei Paesi che fanno l'Ue e anche oltre. Dire no alla Torino-Lione significa anche questo, dice Tajani: «Perdere 50mila posti di lavoro e alimentare l'inquinamento». Se il governo bloccherà i lavori, promette combattivo, «Forza Italia scatenerà una grande mobilitazione popolare e proporrà un referendum».

Il Manifesto declama in teoria ciò che la Tav dice in pratica: «Politicamente l'alleanza fra popolari e socialisti è oggi in crisi perché il modello socialista, a cui troppo spesso anche i popolari hanno ceduto, ha dimostrato di deprimere la libertà economica e sociale delle persone e dei gruppi, mortificando talvolta anche le specifiche eredità e tradizioni popolari». No al socialismo che, si legge nel Manifesto, ha causato tanti guai. Ma il no dichiarato è anche alle «forze conservatrici, più che identitarie, le quali raccolgono il malcontento dei cittadini, cadendo però in nazionalismi». «I populisti sovranisti denunciano problemi veri ma non cercano mai i perché e così non possono trovare soluzioni», spiega Tajani. Trovare una terza via, questo il problema.

E anche la soluzione.

Commenti