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La talpa accusa: "Bannon dietro lo scandalo"

L'ex stratega di Trump era nel board dell'azienda che rubò i dati di milioni di utenti

La talpa accusa: "Bannon dietro lo scandalo"

New York - C'è Steve Bannon dietro lo scandalo che ha travolto Facebook, facendo tremare l'impero del suo fondatore Mark Zuckerberg. A sganciare la bomba è Chris Wylie, la gola profonda che ha scatenato il datagate, secondo cui l'ex stratega del presidente americano Donald Trump sarebbe stato il supervisore del programma avviato da Cambridge Analytica per la raccolta di dati di milioni di utenti del social network. In un'intervista al Washington Post l'ex dipendente della società ha spiegato che Bannon, tre anni prima del suo incarico alla Casa Bianca, cominciò a lavorare per individuare profili di milioni di elettori Usa su cui testare l'efficacia di quei messaggi populisti che furono poi alla base della campagna elettorale di Trump.

L'ex numero uno del sito ultraconservatore Breitbart News è entrato a far parte del board di Cambridge Analytica e ne è stato vicepresidente (secondo Wylie con poteri pressoché assoluti) dal giugno 2014 fino all'agosto 2016, quando ha dato le dimissioni per diventare uno dei responsabili della campagna elettorale dell'allora candidato repubblicano. È stato lui a contribuire a lanciare la società - ora accusata di aver utilizzato illecitamente i dati di 50 milioni di utenti di Facebook - grazie ai finanziamenti dei suoi ricchi sostenitori, in particolare della famiglia del miliardario conservatore Robert Mercer. La stessa che all'inizio dell'anno ha tagliato i ponti con Bannon dopo i commenti dell'ex stratega su Trump e il suo clan (costringendolo a dimettersi da Breitbart). L'ex dipendente di Cambridge Analytica ha spiegato al Wp come di fatto Bannon in quel periodo fosse il boss di Alexander Nix, il controverso Ceo dell'azienda, che nelle ultime ore è stato sospeso dal suo incarico. «Nix non aveva l'autorità di spendere tutti quei soldi senza approvazione», ha detto, raccontando che Bannon nel 2014 ha dato il via libera a una spesa di circa un milione di dollari per acquistare dati personali raccolti anche su Facebook.

L'ex stratega di Trump - secondo il quotidiano - nel 2016 ha ricevuto dalla società oltre 125 mila dollari in compensi per le sue consulenze e ha posseduto una parte della CA per un valore tra un milione e i 5 milioni di dollari. Wylie ha poi rivelato che lo stesso Bannon e Rebekah Mercer, figlia di Robert, hanno partecipato a una teleconferenza nel 2014 in cui sono stati discussi i piani per la raccolta dei dati del social network. Anche se non è chiaro se fossero a conoscenza dei dettagli su come tale raccolta avveniva. All'epoca «non pensavamo a Trump, lui non era nostro cliente né altro», ha precisato. E l'azienda ha «negato fortemente» di aver utilizzato le informazioni per la campagna del tycoon. «I dati non sono stati utilizzati come parte dei servizi forniti alla campagna di Trump - ha spiegato - e per questo cliente non è stata realizzata pubblicità mirata sulla personalità. La società lo ha chiarito dal 2016». Wylie, però, ha rivelato che l'anno prima che Trump annunciasse la candidatura, Cambridge Analytica aveva già scoperto come tra i giovani bianchi e tendenzialmente conservatori ci fosse un elevato livello di alienazione.

Nei gruppi organizzati per testare i messaggi in occasione delle elezioni di Midterm del 2014, hanno risposto alle richieste di costruire un muro per bloccare l'ingresso dei clandestini e approvare riforme per «bonificare la palude» di Washington.

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