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Tasse, nuovo record Ogni famiglia sborsa 15mila euro all'anno

Nel 2014 abbiamo lavorato fino all'11 giugno per onorare il fisco: 12 giorni in più rispetto al '95 Bortolussi (Cgia): così gli 80 euro sono irrilevanti

Tasse, nuovo record Ogni famiglia sborsa 15mila euro all'anno

L a famiglia italiana media paga in tasse una cifra che assomiglia molto a uno stipendio medio. Tra Irpef, addizionali locali, tasse sulla casa e sui rifiuti, accise, bollo e contributi, ogni anno un nucleo italiano tipico paga quasi 15.330 euro all'anno. Sono 1.277 euro al mese, ha calcolato ieri l'ufficio studi della Cgia di Mestre, che ha anche messo in fila la progressione della pressione fiscale dal 1995, dalla quale emergono solo tre segni meno, cioè diminuzioni delle tasse, nel 2003, nel 2009 e nel 2013 quando, grazie all'abolizione dell'Imu sulla prima casa, il prelievo medio annuo è sceso a 15.329 euro: 325 euro in meno rispetto a quanto versato nel 2012. Un una tantum rovinata nell'anno in corso dall'introduzione della Tasi e dagli effetti dell'aumento dell'aliquota ordinaria dell'Iva dell'ottobre scorso.

La festa per il bonus nelle buste paga, che è il cardine della politica fiscale del governo Renzi, è quindi stata rovinata dalle scelte di politica economica dei precedenti esecutivi, insomma. «Nonostante la restituzione degli 80 euro ai redditi più bassi – ha spiegato Giuseppe Bortolussi, segretario generale della Cgia - con un carico fiscale di questa portata sarà difficile rilanciare i consumi delle famiglie».

Altro nodo che fa emergere l'aumento della pressione fiscale senza soluzione di continuità, osservano gli artigiani di Mestre, il fatto che «i servizi che riceviamo dallo Stato spesso non sono all'altezza delle aspettative. Dalle infrastrutture alla sanità, dai trasporti all'istruzione- commenta il segretario della Cgia - in molte regioni la qualità e la quantità di questi servizi è spesso inaccettabile. Il livello di arrabbiatura raggiunto nei confronti di un fisco sempre più aggressivo e pretenzioso, ha fatto scendere ai minimi storici la fiducia dei consumatori italiani. Con gli effetti della crisi che non accennano a diminuire e un fisco sempre più esoso, i bilanci familiari rischiano di rimanere ancora in rosso, penalizzando anche quelli degli artigiani e dei piccoli commercianti che vivono quasi esclusivamente dei consumi del territorio in cui operano».

La Cgia ha anche aggiornato il cosiddetto Tax freedom day , cioè il giorno dell'anno in cui i lavoratori smettono di lavorare per lo Stato (cioè accumulano quanto devono versare al fisco) e iniziano a guadagnare per se stessi. Quest'anno gli italiani hanno lavorato per le tasse fino all'11 giugno. Ben 12 giorni in più di quanto avevano fatto nel 1995, quando, però, la pressione fiscale era inferiore di oltre 3 punti percentuali, spiega l'ufficio studi. Colpa, spiega Bortolussi, degli «effetti legati alla rivalutazione delle rendite finanziarie, all'aumento dell'Iva, che nel 2014 si distribuisce su tutto l'arco dell'anno, all'introduzione della Tasi e, soprattutto, all'inasprimento fiscale che graverà sulle banche, compensano abbondantemente il taglio dell'Irap e gli 80 euro lasciati in busta paga ai lavoratori dipendenti con redditi medio bassi».

A fronte di un settore pubblico sempre più affamato di soldi, gli stipendi degli italiani restano al palo. E nel caso dei giovani, arretrano. Questo dato viene invece da una elaborazione della Cgil dalla quale emerge che il salario netto mensile medio di un lavoratore italiano nel 2013 è pari a 1.327 euro, quindi la cifra che mensilmente una famiglia media versa in tasse secondo gli artigiani. Restano sotto la soglia dei mille euro al mese tra i sei e i sette milioni di persone, in particolare i giovani, spiega la Fiasc-Cgil in un rapporto sui Salari in crisi. Enorme, la distanza tra gli stipendi alti e quelli bassi. Un dipendente, sempre secondo la Cgil, deve lavorare 225 anni per guadagnare come un anno da top manager.

Ma in questo caso non si tratta di una anomalia italiana.

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