Politica

Tasse patrimoniali da record Una stangata da 48 miliardi

Casa, auto, transazioni finanziarie: nel 2014 i tributi sui beni hanno raggiunto il 3% del Pil. Visco (Bankitalia): «L'aumento del prodotto interno? Un dato scontato»

Le patrimoniali, però, non sono soltanto quelle sulla casa. La Cgia di Mestre ne ha contate una quindicina: imposta di registro e sostitutiva; imposte di bollo; imposta ipotecaria; diritti catastali; Ici/Imu/Tasi; bollo auto; canoni su telecomunicazioni e Rai tv; imposta sulle transazioni finanziarie; imposta sul patrimonio netto delle imprese; imposta su secretazione dei capitali scudati; imposte sulle successioni e donazioni; imposta sui beni di lusso; imposta straordinaria sugli immobili e imposta straordinaria sui depositi: queste ultime due introdotte nel 1992 ed assorbite oggi nell'Imu.

La parte del leone, però, nel 2014 l'hanno fatta Imu e Tasi. Da sole hanno assorbito 24,7 miliardi, pagati da famiglie, imprese e lavoratori autonomi. Seguite dall'imposta di bollo (7,9 miliardi) e dal bollo auto (6,1 miliardi).

La crescita esponenziale delle patrimoniali potrebbe avere il prossimo anno una battuta d'arresto. «Se il governo confermerà l'abolizione delle tasse che gravano sulla prima casa, dell'Imu agricola e quella sugli imbullonati - commenta Paolo Zabeo della Cgia - nel 2016 dovremmo risparmiare 4,6 miliardi di euro: vale a dire uno sconto che sfiora il 10 per cento».

E la copertura di questo minor gettito potrebbe arrivare da margini più ampi di flessibilità di bilancio. Per il momento, Pier Carlo Padoan non si sbilancia sul «bonus riforme» sul deficit. Ma è chiaro che il tema è sul tavolo dei ministri economici e finanziari. Così come ci sono sul tavolo le nuove previsioni di crescita economica.

Secondo Ignazio Visco, governatore della Banca d'Italia, l'aumento del Pil «va nella direzione che avevamo previsto, è un dato che già era scontato». Come a dire: non ci si può attendere improvvisi miglioramenti del deficit per l'aumento del Pil superiore alle stime del governo, in quanto - sembra dire - queste dinamiche della crescita sono già comprese nel dato del disavanzo.

Ed aggiunge: ora bisogna rendere strutturale questa crescita, al momento solo congiunturale. Traduzione: l'andamento del Pil è condizionato da fattori esogeni, quali il prezzo del petrolio e la politica monetaria espansiva della Bce. Nella sostanza, stimola il governo a fare più riforme economiche.

Una posizione che sembrerebbe poco propensa a condividere le soluzioni ipotizzate dal governo per introdurre gli sconti fiscali annunciati.

Oltre all'eliminazione della patrimoniale sulla prima casa (nel 2016), Renzi punta anche a ridurre al 24% l'aliquota delle tasse sugli utili d'impresa ed a tagliare di 20 miliardi il prelievo Irpef. Formule che il governo conta di risolvere attraverso una rimodulazione (verso l'alto) del deficit previsto ed un rinvio del pareggio di bilancio: anziché raggiungerlo nel 2018, farlo slittare al 2020/21.

Tema sul quale Renzi è pronto a dare battaglia a Bruxelles.

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