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Sforza Fogliani: "Con le tasse sulla casa persi oltre mille miliardi"

Il presidente di Confedilizia: "Gli ultimi aumenti hanno fatto crollare il valore degli immobili. Un furto legalizzato"

Sforza Fogliani: "Con le tasse sulla casa persi oltre mille miliardi"

Presidente Sforza Fogliani, la proposta di Forza Italia sulla casa ridarà fiducia al «popolo del mattone»?

«Certamente è un segnale di controtendenza forte e positivo, rispetto a una pressione fiscale sugli immobili che ormai ha raggiunto il 2,2% del Pil, il livello più alto tra i Paesi Ocse, che in media non superano l'1,2 per cento: una stretta eccessiva e controproducente».

In che senso?

«Per raccogliere 24 miliardi di tasse è stata causata una perdita di valore degli immobili da mille a duemila miliardi di euro, secondo i nostri studi. In altri termini, si è persa una ricchezza nazionale pari a 40 o addirittura 80 volte il gettito ottenuto: e io dico che è stato un furto legalizzato. Senza contare gli effetti negativi sui consumi: altro che favorire la crescita e l'occupazione! Anche gli economisti onesti se ne stanno accorgendo: Luigi Zingales, per esempio, ha ammesso pubblicamente che tassare la ricchezza immobiliare è stato un errore».

Eppure c'è chi continua a parlare di patrimoniale e la casa è nel mirino.

«Io mi chiedo in che Paese viva chi, in questa situazione, agita ancora lo spettro della patrimoniale. Una tassa che oltretutto c'è già, le manca solo il nome: sono patrimoniali tutte quelle tasse che non colpiscono un reddito ma un bene. Come appunto la casa, che in molti casi non produce alcun reddito, o addirittura è solo un costo. In Germania, Paese spesso preso a esempio, non sarebbe possibile perché la Costituzione lo impedisce. Infatti la Corte costituzionale federale tedesca ha stabilito in una sentenza del 22 giugno 1995 che il prelievo fiscale trova il proprio limite costituzionale nella capacità di reddito del patrimonio».

In Italia invece?

«In Italia il passaggio dall'Ici all'Imu prima - con il contestuale e spropositato aumento dei moltiplicatori catastali - e l'introduzione della Tasi poi, sono una patrimoniale sotto un altro nome, che infatti ha provocato un crollo del mercato immobiliare».

La situazione è ancora drammatica, giusto?

«Come possiamo definirla diversamente, in un momento in cui si arriva a tirare via il tetto dei capannoni o le porte delle case per non pagare l'Imu? Quest'anno sono aumentati del 12% gli immobili cosiddetti “collabenti”, quelli che non sono più utilizzabili come tali, in pratica dei ruderi: e del 20% le schede di demolizione fabbricati portate al catasto, e il motivo è proprio questo. Così come aumentano le case abbandonate, che quindi passano allo Stato».

In che modo?

«In base all'articolo 827 del Codice civile, dove si prevede che gli immobili vacanti passano al patrimonio dello Stato. La beffa è che questa norma è stata fatta nel 1942, quindi in piena guerra mondiale, proprio per tenere in riga i proprietari di immobili: attenzione, se non vi prendete cura delle vostre case, lo Stato se le prenderà. Ma ormai questa non è più una minaccia, per molti è diventata la salvezza da un peso insopportabile. Questo sta diventando la casa: da simbolo di sicurezza a incubo da cui fuggire».

Adesso le cose potrebbero cambiare?

«Il premier Renzi ha annunciato l'unificazione di Imu e Tasi: bene, perché si eliminerebbero doppi adempimenti e doppi cavilli. Ma è troppo poco. Il vero pericolo viene dalle tasse di scopo dei Comuni e dalle addizionali Irpef. Ma possibile che si aboliscono le Province e ci sono ancora le addizionali provinciali?».

Resta però il problema dei finanziamenti: si punta sulla spending review.

«Guardi, prendiamo il catasto: ridurre del 3% gli abnormi moltiplicatori oggi vigenti sarebbe un segnale positivo e non costerebbe all'Erario più di 7/800 milioni di minor gettito. Cioè poco più della somma che annualmente si trova per favorire le società di capitali del mondo immobiliare, anche cooperativo: una sacca di privilegio che anche in quest'ultima Finanziaria ha ottenuto agevolazioni per 30 milioni.

Invece per la proprietà edilizia diffusa, il risparmio dell'80% degli italiani, non si trova un euro».

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