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Al tavolo a Palazzo Chigi l'odiatore social M5s Ma i dem non protestano più contro Esposito

Un anno fa erano all'opposizione e ne chiedevano le dimissioni: "Indegno"

Al tavolo a Palazzo Chigi l'odiatore social M5s Ma i dem non protestano più contro Esposito

Il Pd riabilita l'amico (e consulente), autore di tweet sessisti e omofobi, di Luigi di Maio. E lo fa accomodare a Palazzo Chigi durante i vertici della maggioranza. Le donne della sinistra, che fino a ieri chiedevano a gran voce le dimissioni di Enrico Esposito, ex capo dell'ufficio legislativo, quando Di Maio guidava il ministero del Lavoro, hanno la memoria corta. Ieri è calato il silenzio, quando Esposito ha preso posto accanto al premier Giuseppe Conte e ai ministri dem al vertice della maggioranza giallorossa sulla manovra. Non c'è la Boschi di turno che si indigna? E nemmeno la Morani ne chiede le dimissioni? Non si scovano tweet carichi di rabbia di Emanuele Fiano. Sembra che Esposito sia stato «perdonato» dalle donne di sinistra. Alle 8 in punto, a Palazzo Chigi, comincia il delicato e caldo vertice tra i partiti di maggioranza per trovare la quadra sulla manovra. Al lungo tavolone, presieduto da Giuseppe Conte, sotto lo sguardo del portavoce Rocco Casalino, siedono ministri e sottosegretari: il titolare dell'Economia Roberto Gualtieri, i viceministri Antonio Misiani (Pd) e Laura Castelli (M5s), il sottosegretario Maria Cecilia Guerra (Leu), i tecnici del Mef e della Ragioneria dello Stato. Ci sono inoltre i ministri Federico D'Incà e Dario Franceschini. E, per Italia viva, Teresa Bellanova, Luigi Marattin e Davide Faraone. Spunta anche Esposito, oggi capo dell'ufficio legislativo del Mise, guidato da Stefano Patuanelli, ministro della cerchia vicina a Di Maio.

Dopo le polemiche Esposito è stato promosso. E potrà dire di aver contribuito alla stesura della legge di bilancio. Ma un anno fa è finito al centro di un polverone. Tanto che il Pd, oggi alleato dei 5 stelle, ne chiese le dimissioni dall'incarico di capo dell'ufficio legislativo. Fu L'Espresso a pescare nel passato di Esposito, ex collega di studi del capo politico dei 5 stelle, tweet dal contenuto sessista e omofobo. «Micaela Biancofiore? "Una mignotta in quota rosa». E poi una lunga sequenza di affermazioni sull'omosessualità di Dolce e Gabbana, sulla moralità della showgirl Melissa Satta e alcune tecniche per distinguere i veri uomini dai «ricchioni».

Il consulente dell'allora ministro Di Maio si difese: «Chi mi conosce sa benissimo che nella mia vita ho sempre avuto la passione per la satira e per il black humor. Infatti, proprio nel periodo di quei tweet avevo creato un personaggio radiofonico, chiamato Gianni il Riccone».

Difesa che non fermò l'onda di indignazione del Pd: «Questo personaggio volgare omofobo e sessista è il vicecapo dell'ufficio legislativo del ministro Di Maio» commentò Alessia Morani, oggi silenziosa sottosegretaria allo Sviluppo economico. E Maria Elena Boschi disse di Esposito: «Chi dice cose simili non è degno di lavorare per il governo italiano».

Forse a Boschi e Morani sarà sfuggita la presenza di Esposito ai tavoli della nuova maggioranza.

E magari oggi ne chiederanno (di nuovo) le dimissioni.

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