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Grillo, te la do io la trasparenza

Ecco come Beppe Grilo evita responsabilità sui post altrui: è il modenese Bottaro a firmare il sito web

Grillo, te la do io la trasparenza

B eppe Grillo non è Beppe Grillo. E non condivide neppure quello che dice. Almeno dal punto di vista legale. Non deve essere un caso che il suo ultimo spettacolo si chiami psicanaliticamente «Grillo vs Grillo». La vicenda: il Pd querela il leader dei Cinque Stelle per un articolo (non a sua firma) apparso sul suo blog. La causa finisce in un nulla di fatto, ma nelle carte processuali - pubblicate dal tesoriere dem Francesco Bonifazi - viene messa nero su bianco una realtà strabiliante: Beppe Grillo non è responsabile, né gestore, né titolare del suo blog e degli account Twitter e Facebook.

Insomma www.beppegrillo.it, per la cronaca uno dei siti più letti del Paese, non è di Beppe Grillo. Anche se il suo faccione troneggia in cima all’homepage e gigioneggia nella pagina in cui si vendono (non a poco) gli spazi pubblicitari del medesimo. Ovviamente la politica tutta, dal Pd a Forza Italia, si indigna. Ma allora, se Beppe Grillo non è il responsabile penale del sito di Beppe Grillo, chi diavolo è che mette la sua fedina penale a disposizione di uno dei politici più verbalmente aggressivi della storia repubblicana? Semplice: Emanuele Bottaro.

È lui l’uomo al quale è intestato il dominio del blog del comico dal lontano 2001. E chi è costui? Di lui si sa pochissimo, in rete è praticamente un ectoplasma: pochissimi tweet e una pagina Facebook ferma da anni. In passato è stato presidente di un’associazione dei consumatori e - in una delle poche interviste rilasciate - ha sostenuto di essere intestatario del sito senza aver alcun accordo economico con Grillo e Casaleggio. Una specie di samaritano, nel racconto grillino. Perché è lui che va in tribunale quando Grillo spara una delle sue bordate, anche se sulla testata del sito c’è scritto «Blog di Beppe Grillo» e non «Blog di Emanuele Bottaro». E indovinate un po’: chi ha difeso Bottaro dai giudici in una delle cause nelle quali è stato coinvolto?

L’avvocato Enrico Grillo, che non è un omonimo, ma è proprio il nipote del più celebre Beppe. Che coincidenza... Ma, ovviamente, le coincidenze e le contraddizioni non finiscono qui. Perché il sito dell’ex comico è gestito dalla Casaleggio Associati, che compare nei credits in fondo all’homepage del blog. La questione si complica ulteriormente, vediamo cosa riporta la voce su privacy e dati personali degli utenti del blog: «Titolare del trattamento ai sensi della normativa vigente è Beppe Grillo, mentre il responsabile del trattamento dei dati è Casaleggio Associati s.r.l (...). I dati acquisiti verranno condivisi con il «Blog delle Stelle» e, dunque, comunicati alla Associazione Rousseau».

Altro che Bottaro, in questo caso ricompaiono magicamente i nomi di Grillo e Casaleggio. Le querele vanno a Bottaro, i preziosi dati personali se li tengono loro. Non si sa mai che possano fare comodo nella gestione dei siti di informazione della Casaleggio - qualcuno li accusa di disinformazione - come Tze Tze, La Fucina e La Cosa. Quindi le opzioni sono due: o Grillo lascia a una manica di sconsiderati la possibilità di parlare a suo nome (via blog, Twitter e Facebook) e quindi siamo di fronte a un maiuscolo scippo di identità digitale, a una interdizione virtuale da parte della Casaleggio Associati, della quale sarebbe praticamente ostaggio. Oppure si è trovato un prestanome, una testa di legno che gli permette di poter dire qualunque sciocchezza e di poter insultare chiunque e chicchessia senza finire sul banco degli imputati.

Niente di illegale, molto di sospetto e soprattutto nulla di grillino.

Come fa il paladino della trasparenza, l’uomo che vorrebbe inchiodare ognuno alle sue presunte responsabilità a non essere responsabile di un sito internet che porta il suo nome? Le pareti della casa di vetro si sono appannate e l’uomo che voleva aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno alla fine gioca a nascondino con le scatole cinesi.

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