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Tedesca dell'Isis rischia l'ergastolo per la morte della piccola schiava

Jennifer aveva comprato la bimba, per poi lasciarla morire

Tedesca dell'Isis rischia l'ergastolo per la morte della piccola schiava

La piccola schiava senza nome aveva solo cinque anni. La jihadista tedesca Jennifer W. voleva togliersi lo sfizio di un bambolotto. E ha convinto il marito, volontario della guerra santa, a comprarne uno, ma in carne e ossa al mercato degli schiavi di Mosul quando governavano le bandiere nere. La piccola ridotta in schiavitù, però, si è ammalata e faceva la pipì a letto. Il marito jihadista di Jennifer per punirla l'ha incatenata fuori di casa sotto il sole cocente della torrida estate irachena lasciandola morire di sete. Jennifer non ha mosso un dito per salvare il suo bambolotto. E stava quasi per scamparla. Adesso, grazie alla procura federale di Karlsruhe, è la prima jihadista tedesca che nel 2019 verrà processata in Germania per crimini di guerra rischiando l'ergastolo. Anche se meriterebbe la legge del taglione facendo la stessa fine della bambina comprata come schiava.

I tagliatole del Califfo l'avevano rapita strappandola alla sua famiglia quando lo Stato islamico, nel 2014, avanzava come un rullo compressore dalla Siria all'Irak. La bambina doveva far parte della comunità yazida bollata dai seguaci del Califfato come «adoratori del diavolo». Le bandiere nere avevano spazzato via Sinjar, la «capitale» degli yazidi nel nord dell'Irak massacrando gli uomini e sequestrando le donne comprese le bambine. Oppure la piccola schiava era stata presa in ostaggio nella piana di Ninive dove l'avanzata del Califfato ha costretto alla fuga 130mila cristiani.

In ogni caso era una bambina sicuramente terrorizzata dal destino di schiava dello Stato islamico. Per questo avrà cominciato a fare pipì a letto durante la notte affollata da incubi. Jennifer si era invaghita della guerra santa nel 2014 partendo dalla Bassa Sassonia verso la Siria, dove ha trovato marito fra i mujaheddin dello Stato islamico. La coppia si è trasferita a Mosul, allora capitale del Califfato in Irak, dove fioriva il mercato delle schiave, sopratutto yazide, di tutte le età.

La jihadista tedesca non è rimasta a casa a fare la calza, ma ha deciso di arruolarsi nella polizia religiosa femminile con un salario di 70/100 dollari al mese. Secondo gli inquirenti tedeschi girava per Mosul e dintorni con il burqa nero dalla testa ai piedi armata di kalashnikov e cintura esplosiva per far rispettare la Sharia, la dura legge del Corano secondo gli estremisti del Califfo.

La piccola schiava comprata al mercato è stata lasciata morire di sete nel 2015. Un anno dopo, quando il cerchio attorno allo Stato islamico e le sue capitali, come Mosul, inizia a stringersi Jennifer passa il confine turco. E si presenta senza problemi all'ambasciata tedesca ad Ankara per chiedere nuovi documenti. Quando esce l'anti terrorismo turco l'arresta e dopo un periodo in carcere la estrada in Germania.

All'inizio le autorità tedesche sanno ben poco della jihadista a tal punto che Jennifer torna a vivere in Bassa Sassonia a piede libero. Nel giugno di quest'anno, però, la jihadista mai pentita tenta di raggiungere di nuovo la Siria dove le bandiere nere sono asserragliate in un'ultima sacca. «Il suo obiettivo dichiarato era tornare dall'Isis» ha rivelato la procura di Karlsruhe. L'antiterrorismo tedesco la ferma in tempo e gli investigatori scoprono cosa aveva fatto a Mosul in nome della guerra santa. Così emerge anche l'orrore della piccola schiava comprata come un bambolotto e buttata via quando bagnava il materasso.

Non una morte qualunque, ma la tortura della sete per una bambina di cinque anni.

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