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Un tedesco su due stufo della Merkel

Malgrado i buoni dati economici pesa il ritardo nella composizione del governo

Un tedesco su due stufo della Merkel

Berlino - Il potere logora chi ce l'ha e chi non ce l'ha. Angela Merkel è ancora la cancelliera federale ma è leader di un governo in carica per il disbrigo degli affari correnti. Fallito il tentativo di mettersi alla guida di una coalizione con Verdi e Liberali, dopo due mesi di consultazioni è tornata a bussare alla porta dei socialdemocratici nella speranza che le gettino un'ancora di salvezza. L'attesa tuttavia ha stancato la Germania e logorato l'immagine della cancelliera. Secondo un sondaggio YouGov, 47 tedeschi su 100 desiderano che Merkel non completi la legislatura appena iniziata ma preferiscono che a si faccia da parte. Quelli che la vogliono alla testa del governo per altri quattro anni sono solo il 36 per cento. All'indomani delle elezioni del 24 settembre la maggioranza di tedeschi era ancora fiduciosa nella capacità di recupero della cancelliera.

Tre mesi dopo le elezioni non è ancora chiaro se Merkel formerà un nuovo governo di grande coalizione con i socialdemocratici oppure se questi concederanno l'appoggio esterno a un gabinetto di minoranza targato Cdu. E se il Bundestag non concederà la maggioranza assoluta al candidato cancelliere indicato dal presidente federale, questi potrà sciogliere il Parlamento già a febbraio e indire nuove elezioni. A quel punto la candidatura di Merkel alla guida del partito e del Paese diventerebbe problematica: è vero che non c'è un successore designato ma sono lontani i tempi in cui Angela aveva il 70 per cento di consensi, prima dell'apertura delle frontiere a un milione di profughi.

A dispetto dell'ottimo andamento dei dati economici, la luna di miele fra i tedeschi e la loro «Mutti» (mamma) sembra esser finita. Tanti i segnali di insubordinazione dentro e fuori al partito, come l'uscita del ministro dell'Agricoltura che sul glifosato ha votato in Europa contro le indicazioni del governo; o i familiari delle vittime della strage jihadista a Berlino di un anno fa che hanno duramente criticato la cancelliera per non averli mai contattati; oppure la rinuncia alla candidatura della merkeliana Annette Schavan alla guida della Fondazione Adenauer, potente strumento della Cdu, a favore dell'ex presidente del Parlamento Norbert Lammert. Lammert che pochi giorni fa in un'intervista alla Bild ha preconizzato un fallimento delle manovre della cancelliera per ricostruire una grande coalizione e un ritorno alle urne senza Merkel.

Che deve essersi infuriata, se poche ore dopo Lammert ha fatto sapere di «essere stato frainteso».

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