Politica

Tentò di rapire bimba Niente processo per l'indiano espulso

Valentina Raffa

Nessun processo per l'indiano Ram Lubhaya, 43 anni, accusato di aver tentato di rapire una bambina di 5 anni sul litorale di Scoglitti, nel Ragusano, lo scorso 16 agosto. Per lui, che si trova ormai fuori dall'Italia perché è stato espulso in maniera coatta dopo 10 anni di soggiorno irregolare, il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Ragusa, Giampiccolo, ha emesso sentenza di non luogo a procedere perché «risulterebbe contrario a ragioni di economia processuale» procedere dopo che l'uomo è stato espulso a causa del permesso di soggiorno scaduto.

La vicenda era balzata agli onori della cronaca per via della reimmissione in libertà dell'indagato per tentato sequestro di persona e sottrazione di minore disposta dal pubblico ministero di Ragusa Giulia Bisello la prima volta dopo sole 24 ore di carcere dopo il fermo operato dai carabinieri della Compagnia di Vittoria (Ragusa), la seconda volta dopo l'interrogatorio fiume da parte dello stesso sostituto procuratore, avvenuto in caserma a Vittoria alla presenza dell'avvocato d'ufficio dell'indagato, Biagio Giudice.

Si era sollevato un autentico vespaio. L'opinione pubblica era rimasta colpita dal fatto che l'uomo fosse tornato a piede libero, malgrado la tipologia di reato di cui era accusato, nonostante i suoi precedenti per altri reati e anche nonostante l'irregolare dimora in territorio italiano da un decennio, infatti sul capo di Lubhaya pendeva un ordine di espulsione del questore di Ragusa che era stato rinnovato il giorno in cui l'uomo era stato fermato dai carabinieri. Dal canto suo, la famiglia della bambina reclamava giustizia, rivivendo gli attimi di paura quando la piccola era in compagnia del 43enne. Dall'altra parte, invece, la procura di Ragusa e i sindacati delle toghe hanno fatto quadrato attorno al lavoro del sostituto procuratore. Del caso è stato interessato lo stesso ministro della Giustizia Andrea Orlando, a cui si era rivolto il direttore del Giornale Alessandro Sallusti in un suo editoriale-lettera per chiedere di far luce su quanto accaduto. E sono stati inviati degli ispettori ministeriali in procura ed è stata redatta una dettagliata relazione sulla vicenda. «Resta il rammarico di non potere informare Lubhaya che si è sempre dichiarato innocente - commenta l'avvocato Giudice - Se la procura avesse esercitato il giudizio immediato il mio cliente avrebbe partecipato al provvedimento, ma non è stato richiesto perché evidentemente non c'erano i presupposti su cui fondarlo».

Parole che comunque fanno pensare - andando per logica - che se la decisione del gip fosse stata di tutt'altro avviso rispetto a quella espressa, allora sarebbe stato comunque difficile se non impossibile informare e dunque processare il 43enne una volta che è stato espulso dai confini nazionali. Del resto il nullaosta all'espulsione coatta e la sua esecuzione facevano presagire l'epilogo della vicenda

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