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Terremotati in rivolta: agite o sarà caos

caos Sit in alla Camera, presidi sulla Salaria: «Pronti a bloccare la viabilità nelle zone»

Terremotati in rivolta: agite o sarà caos

Roma Hanno bloccato la Salaria, all'imbocco del comune di Amatrice. Tanto, si sfogano quasi rassegnati, al governo la viabilità di queste terre interessa poco o niente. Ieri mattina i cittadini delle zone colpite dal terremoto hanno organizzato una protesta articolata in dieci presidi, in altrettanti centri terremotati, e in un sit-in davanti a Montecitorio. Che poi si è trasformato, quest'ultimo, in un piccolo corteo che si allungato fino al Pantheon.

«Non si sta più parlando di viabilità - spiegano i partecipanti del sit-in davanti a Montecitorio -. Si fa poco per il territorio. Tutto è fermo». Tanto vale allora fermare anche la Salaria. E proprio sulla consolare che collega Roma con l'Adriatico il traffico è stato bloccato per un paio d'ore dai manifestanti con i trattori. Simbolo di un'agricoltura in ginocchio.

A otto mesi dal primo terremoto, spiegano, tutto tace. E tutto è fermo. Soltanto una cosa continua a muoversi: la terra. Perché di scosse se ne continuano a registrare. Anche in queste ultime ore. A dare fiato ai fischietti sono i rappresentanti dei 131 comuni colpiti (quattro le regioni interessate). «Non hanno fatto nulla - lamentano i coordinatori della protesta - nemmeno i decreti sono entrati in vigore. Chiediamo un tavolo da convocare entro una settimana. Attorno al quale si siedano i rappresentanti del governo, dei comuni terremotati, della Protezione civile e con il Commissario straordinario Vasco Errani». Vogliono risposte concrete e tempestive. Altrimenti - promettono - bloccheranno nuovamente («e certo non per un paio d'ore») la Salaria. «La situazione è critica - spiegano alle telecamere di Rainews24 i manifestanti del presidio di Grisciano (Rieti) -, i politici dicono solo bugie». Una commerciante chiede il ripristino dei negozi colpiti a costo zero: «Non possiamo accendere mutui per pagare l'Iva». Da Cernobbio arriva l'immediata replica del presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni: «Quanto stiamo facendo si vedrà subito con l'approvazione del Def. Per noi l'impegno per il terremoto è una priorità assoluta». «Il governo smetta di dichiarare banalità - replica Fabio Rampelli (Fratelli d'Italia) - : i soldi non arrivano, le macerie sono sul posto e in alcune frazioni non è stato rimosso un solo sasso, la zona franca non è stata nemmeno approvata, le tasse sono solo sospese per un anno, i residenti sono negli alberghi, chi vuole realizzare una casetta nel suo giardino non può farlo, le aziende sono in ginocchio e senza sussidi

Le ansie dei terremotati sono, però, tutt'altro che ingiustificate. Fra pochi mesi, quelli che sono stati sistemati negli alberghi della costa dovranno lasciare ai vacanzieri della stagione estiva. Inoltre, l'economia turistica delle zone terremotate stesse, è in ginocchio. L'ultima fotografia della Coldiretti parla di una calo delle presenze invernali di turisti stranieri in Umbria del 64%. Non bastano, quindi, i gesti isolati ma significativi come quello dei pastori sardi, che oggi porteranno a Cascia mille pecore.

Un gesto di solidarietà comunitaria di antica tradizione nel mondo pastorale, che vedeva mobilitati i pastori ogni qualvolta un collega per calamità naturali o per i più svariati motivi perdeva il suo gregge.

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