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Il tesoro del Tigri annegato dalla diga

Hasankeyf, dodicimila anni di storia presto sommersi da Erdogan

Il tesoro del Tigri annegato dalla diga

L'energia elettrica contro la storia. La ragione contro il sentimento. I soldi contro la tradizione.

Questa è la storia di Hasankeyf, una piccola città della Mesopotamia, sulle rive del Tigri, un fiume glorioso anche se un po' decaduto, che tutti coloro che a scuola non dormivano ricordano in abbinamento all'Eufrate come culla di una delle più grandi civiltà della storia. Amministrativamente Hasankeyf si trova in territorio turco, nella provincia di Batman (ma in questa storia non c'è nessun supereroe), vicino al confine con Siria e Irak. È un luogo carico di storia. Hasankeyf ha infatti più anni di vita (12mila) che abitanti (3mila). È stata per secoli sulla via della seta, una delle più importanti città del medioevo e sul suo territorio si trovano tracce di venti differenti culture tra Oriente e Occidente e migliaia di caverne create dall'uomo. La città è dominata da un castello «naturale», scavato nella roccia.

Eppure questo tesoro sta per essere sepolto dalle acque. Il governo Erdogan ha infatti deciso di portare avanti, malgrado le proteste internazionali, il progetto Ilisu, dal nome della diga sul Tigri che servirà ad alimentare una centrale idroelettrica dalla capacità di 3800 gigawattora, pari al 2 per cento dell'intera produzione di energia elettrica del Paese. E il livello del Tigri sta iniziando a salire e presto coprirà Hasankeyf e decine di altre località nei dintorni. Si calcola che 50mila persone perderanno la loro casa. Ma il governo non si limità a «cancellare» Hasankeyf. Cancella anche ogni traccia di questa operazione: nega che Hasankeyf sarà sommersa anche se organizzazioni internazionali hanno da tempo lanciato l'allarme avvalendosi di innegabili immagini satellitari. Sull'operazione si allunga l'ombra di un «genocidio soft»: la gran parte degli abitanti della zona è di nazionalità curda o araba. E pochi avranno un risarcimento adeguato alla perdita della casa.

La Turchia non ha mai fatto richiesta per classificare Hasankeyf e la valle circostante come patrimonio dell'umanità malgrado soddisfi nove dei dieci criteri richiesti dall'Unesco.

E la circostanza non è certo casuale: se Hasankeyf fosse stata sotto la protezione Unesco ora il «sultano» non potrebbe annegarla come nulla fosse.

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