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Tessere false, imbarazzo Pd: "Anno nuovo, regole nuove"

Dopo che il Giornale ha iscritto in 15 minuti il Duce al Pd, adesso i dem puntano a norme più rigide. Ma è caos in Campania: saltano le primarie

Tessere false, imbarazzo Pd: "Anno nuovo, regole nuove"

Va bene, benissimo essere un partito aperto, al quale ogni cittadino può liberamente iscriversi. Ma ritrovarsi Benito Mussolini, che oltretutto è pure defunto, tra gli aspiranti tesserati è un po' troppo, per il Pd. La burla telematica riuscita ieri al Giornale dimostra che - senza tornare ai fasti orwelliani del Pci filosovietico - qualche problemino di controllo in più il Partito democratico se lo deve porre. E lo fa, assicurano dal Nazareno, spiegando che l'iscrizione online (come quella di Benito) è «solo un atto preliminare», perché la richiesta verrà poi verificata dagli organismi territoriali». Del resto, tanto più a Roma dopo la vicenda Mafia Capitale, la questione è diventata prioritaria, e ci sta lavorando d'impegno lo stesso presidente, Matteo Orfini, diventato commissario del Pd romano. Il quale pochi giorni fa ammetteva con La Stampa, che aveva dimostrato come fosse facile tesserarsi nei Democrat romani senza dare documenti e con nomi di fantasia (certo meno evocativi di quelli del Duce), che il problema c'è, «del resto non è un caso che Roma sia stata commissariata». Ma le contromisure sono già iniziate: «Partiremo dai tesserati di quest'anno per verificare che tutti siano iscritti. Le tessere false saranno annullate e i circoli finti saranno chiusi. Il tesseramento del 2015 verrà fatto con nuove regole».

Non che alcune regole già non ci fossero, ma in molti luoghi i capibastone Pd si sono abituati a fare come par loro, e come conviene a seconda delle posizioni da conquistare. Ieri il commissario straordinario (un altro) del Pd di Civitavecchia, Michela Califano, ha replicato ad un altro caso sollevato dal Giornale, quello dell'iscrizione a sua insaputa del campione di pugilato Silvio Branco, assicurando che le nuove iscrizioni vengono fatte «in maniera esemplare e con assoluta trasparenza» e che gli aspiranti tesserati devono «presentarsi in sezione di fronte ad una commissione di garanzia», per cui «nessuno può ritrovarsi iscritto a sua insaputa», incluso Branco. Che però, nel 2012, era candidato nella lista dell'ex sindaco e ras del partito locale, Pietro Tidei. Talmente potente che, costretto per ragioni di incompatibilità a rinunciare (a fine legislatura) al proprio seggio parlamentare, riuscì in compenso a piazzare in Parlamento la figliola Marietta, generosamente candidata - per meriti esclusivamente familiari - dal Pd di Pier Luigi Bersani alla Camera. E il tesseramento non è l'unico punto dolente per il Pd: anche le primarie si sono rivelate un istituto assai permeabile al clientelismo. Basta ricordare i gruppi di Rom in fila a Roma per votare alle «parlamentarie» del dicembre 2012, o il clamoroso annullamento delle primarie per il sindaco di Napoli nel 2011.

Del resto il caos che regna oggi in Campania dimostra che il problema è ancora senza soluzione: per la seconda volta le primarie per scegliere il candidato governatore del Pd sono state fatte slittare: dovevano tenersi a dicembre, poi a gennaio, ora si faranno (forse) a febbraio. I principali contendenti sono l'europarlamentare Andrea Cozzolino (già bassoliniano) e il pugnace sindaco di Salerno Vincenzo De Luca (che corre con l'handicap di un rinvio a giudizio), ma le correnti del Pd locale sono in furibonda guerra tra loro e il Pd nazionale è dovuto intervenire per sedare le risse e tentare il rinvio.

Col risultato che intanto l'uscente Caldoro, del centrodestra, cresce nei sondaggi per la riconferma.

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