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Un tetto per chi ha perduto la casa

Raccolta fondi della Fondazione Mediolanum per aiutare gli sfrattati

Un tetto per chi ha perduto la casa

Milano - «Un luogo dove stare con i miei genitori, tranquilla. Dove posso stare al sicuro». La casa, nelle meravigliose parole di una delle bambine che il Progetto Arca sta aiutando a costruirsi una vita insieme alla mamma e al papà al quale una folata di destino avverso ha strappato il lavoro. E quella serenità che solo un luogo in cui ritrovarsi può loro restituire. «Un cuore grande come una casa» è stato lo slogan e l'impegno della serata organizzata a Milano dalla Fondazione Mediolanum onlus per raccogliere i fondi necessari ad aiutare il progetto «Bambini in emergenza» di Fondazione Progetto Arca Onlus con l'obiettivo di consentire a cinquanta nuclei familiari in situazione di emergenza abitativa, di essere accolti in Comunità presso la duecentesca Abbazia di Mirasole a Opera, alle porte di Milano.

«Capita sempre più spesso - spiega sul palco la presidente della Fondazione Mediolanum, Sara Doris - che per cause impreviste famiglie anche agiate si trovino a perdere improvvisamente la casa. Ed è per questo che abbiamo deciso di aiutare il Progetto Arca che si occupa di povertà in tutta Italia. Vogliamo offrire a chi ne ha bisogno una casa per poter ricominciare». Perché, aggiunge il presidente Arca Alberto Sinigallia, «il nostro core business è la povertà: sfratti, anziani, pacchi viveri». Ma, precisa, «l'assistenzialismo non basta se non si chiede responsabilità alle persone che si aiutano, se non si offrono energie per riprendere in mano la propria vita». Come l'uomo che stava da 35 anni nel dormitorio di viale Ortles e non aveva nessuna intenzione di uscirne. Poi la possibilità di un lavoro, un alloggio e la conquista di un'indipendenza prima economica, poi esistenziale e la gioia più grande, una figlia che ha appena preso il diploma di maturità. L'attrice Francesca Cavallin recita le parole di Elisabetta, 42 anni, una figlia e un marito. «Dopo lo sfratto abbiamo mangiato, siamo saliti in macchina e ci siamo rimasti, senza una parola. La prima delle quindici notti passate lì». Giada è la figlia. «Perché non lo dovrei dirlo ai miei compagni di scuola mamma? Non c'è nulla di cui vergognarsi, sono tempi duri e capita a tante famiglie di finire per strada». Adesso grazie ad Arca almeno loro due dormono insieme. «Mio marito nello stanzone degli uomini in via Mambretti, ma almeno alla sera mangiamo insieme. Alla mensa. Però grazie ad Arca presto ci trasferiranno in un appartamento.

Tutti e tre».

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