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Texas, Trump al confine: "Non vado a Davos, tutta colpa dei dem"

Il tycoon: «Più facile trattare con la Cina. Se lo shutdown continua, dichiarerò l'emergenza»

Texas, Trump al confine: "Non vado a Davos, tutta colpa dei dem"

New York Donald Trump vola al confine meridionale degli Usa mentre lo shutdown continua a tenere paralizzato il Paese, e proprio a causa della chiusura del governo cancella la sua partecipazione al World Economic Forum di Davos. Il presidente americano torna anche a parlare della possibilità di dichiarare lo stato di emergenza nazionale in mancanza di un accordo, che sembra sempre più lontano dopo l'ultima rottura del dialogo con i democratici. «Non sono ancora pronto a dichiarare l'emergenza nazionale, ma lo farò se continua lo shutdown», afferma. «Ho il pieno diritto di dichiarare un'emergenza nazionale, gli avvocati me l'hanno detto» e «senza un'intesa sarebbe molto sorprendente se non lo facessi».

Su Twitter, il tycoon fa sapere di essere costretto a «cancellare la sua partecipazione al World Economic Forum di Davos», il 22 gennaio, «a causa dell'intransigenza dei democratici sulla sicurezza delle frontiere». Poi provoca il predecessore Barack Obama postando un video in cui parla della «crisi umanitaria al confine» tra Stati Uniti e Messico, «che mostra la necessità di mettere da parte la politica e correggere il nostro sistema di immigrazione una volta per tutte». «Presidente Obama, grazie per il suo grande sostegno - scrive - Io lo vado dicendo da tempo». Obama da cui ieri l'amministrazione Trump ha preso le distanze con il segretario di Stato Mike Pompeo che, al Cairo, ne ha ribaltato la politica in Medioriente. Sconfitta definitiva dell'Isis e contenimento dell'influenza dell'Iran le nuove priorità di Washington.

Ieri il Commander in Chief si è recato a McAllen, Texas (dove mesi fa furono divise le famiglie di migranti) per incontrare la polizia di frontiera e partecipare ad una tavola rotonda sull'immigrazione. Ha parlato di traffico di esseri umani e bande criminali: «Se ci sarà una barriera, i contrabbandieri non tenteranno neanche di attraversare il confine». Quindi si è spostato sul confine lungo il Rio Grande.

I dem, da parte loro, non cedono, e Trump ribadisce che «sarebbe bello avere un accordo, ma trattare con queste persone è ridicolo», è più facile trattare con la Cina. «Stiamo negoziando e avendo un enorme successo con Pechino, francamente trovo in molti modi che la Cina sia più onorevole del piagnucoloso Chuck Schumer e di Nancy Pelosi», precisa, riferendosi ai leader dem al Senato e alla Camera. «In questo momento è più facile fare un accordo con il Dragone che con il partito di opposizione». Lo scontro con gli avversari in effetti è sempre più aspro, tanto che mercoledì ha abbandonato Pelosi e Schumer nel pieno di un incontro alla Casa Bianca dopo un altro «no» sulla barriera. A questo proposito, però, The Donald ha definito fake news le notizie secondo cui avrebbe lasciato come una furia il colloquio. «Non ho sbattuto i pugni sul tavolo, non ho alzato la voce, non ho avuto scatti d'ira - afferma - Sono uscito con molta calma dalla stanza e con molta calma ho detto se non ci date confini forti ciao ciao. Ma non ho inveito».

Nel frattempo, lo shutdown arrivato al 20esimo giorno fa sentire i primi effetti sull'economia. Secondo Politico, che cita le stime del capo dei consiglieri economici della Casa Bianca, la paralisi costa all'economia Usa circa 1,2 miliardi di dollari alla settimana. Si tratta di una cifra che rappresenta solo lo 0,05 del Pil, ma potrebbe essere tra i fattori che complicano le aspirazioni di Trump di raggiungere il 3% di crescita.

E potrebbe costare al governo pure oltre mezzo miliardo di dollari in produttività persa per i dipendenti costretti a stare a casa senza stipendio.

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