Politica

Ti ho desiderata molto Ma sei diventata troppo manipolatrice

La risposta di Luca Doninelli a Anna Bolena

Ti ho desiderata molto Ma sei diventata troppo manipolatrice

Signora. I nemici non sorgono per caso: essi sono i frutti di un albero coltivato a lungo e con cura. E se oggi può accadere che proprio essi si trovino nella per noi spiacevole condizione di giudici delle nostre azioni, non è alla malasorte che dobbiamo indirizzare i nostri strali, ma unicamente a noi medesimi. Perciò non parlate di ignominia e calunnia, né invocate una clemenza che io stesso sarei il primo a concedervi, e di tutto cuore, se l'edificio di risentimenti e maldicenze nel quale vi siete trovata prigioniera non fosse stato costruito con pazienza e abilità da voi stessa nel corso di lunghi anni - e d'assai prima che voi diventaste, grazie a una modificazione della Legge, la mia legittima sposa. Io vi ho amato, signora, d'amore sincero com'è nella mia natura, per voi composi versi e musica degni del più grande dei poeti. Dietro vostro consiglio decisi di allontanarmi da Roma e dalla sua ingerenza, che già del resto mi era odiosa, e sempre per voi sfidai l'ira del popolo, che vide in me un padre fedifrago e rimase, come ben sapete, fedelmente devoto alla mia prima moglie, l'aragonese, ritenendo lei, che il diavolo se la porti, la sola regina legittimamente voluta da Dio. La vostra astuzia, signora, mi fu utile, per vostro mezzo le faccende tra me e Gesù Cristo furono regolate da uomo a uomo, senza necessità di mediazioni di sorta; e io vi amavo e vi desideravo, anche se dovevo ammettere quello che alcuni consiglieri non cessavano di farmi notare, vale a dire che eravate troppo astuta, troppo palesemente ambiziosa, e che a differenza della vostra cara sorella non eravate disposta, permettetemi la volgarità, a spalancar le gambe senza un contraccambio. In compenso, il lungo soggiorno presso corti cattoliche vi aveva insegnato le arti della seduzione, del promettere e del ritrattare: arti che voi ben sapevate efficaci con un temperamento semplice quale è sempre stato il mio. Nella vostra cortese lettera voi mi trattate da uomo volubile, sempre pronto a mutar partito nelle questioni di donne. Mi descrivete inoltre come crudele, mi attribuite azioni indegne di un sovrano (quando per fare voi sovrana mi inimicai il mondo intero) e mi giudicate incline ad ascoltare i giudizi di consiglieri sleali. Infine invocate un regolare processo quando fu la vostra malizia ad indurre il sottoscritto a mutare per sempre le regole alle quali ora vi appellate. Essere re è un fatto politico e pubblico, signora, e tutti gli aspetti della sua vita sono in egual misura politici e pubblici. Il fatto che voi non siate riuscita a darmi un erede maschio è per me motivo di scoramento personale e di amarezza come sovrano per l'inadempienza al mio dovere nei confronti del mio amatissimo popolo. La figlia nata dal vostro grembo è per me motivo di disgusto, il suo aspetto è ripugnante e il suo carattere crudele, tanto da far pensare al popolo che di nient'altro si tratti che della punizione del cielo per la vostra condotta superba. Ma è tardi ormai per ogni discorso, signora: verrete ben presto informata circa le mie disposizioni nei vostri riguardi e prego Dio che vi sia clemente come voi non lo siete stata nei confronti del vostro popolo e miei personali.

Enrico VIII re d'Inghilterra

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