Cronache

Timbravano e poi via al tennis. Arrestati 55 assenteisti a Napoli

La retata degli scansafatiche colpisce medici, tecnici, infermieri. Tra i fermati anche chi doveva controllare

Timbravano e poi via al tennis. Arrestati 55 assenteisti a Napoli

Il contrappasso per i «furbetti del cartellino» sarà andare a lavorare pur essendo ai domiciliari. Loreto Mare, malandato avamposto ospedaliero nel cuore di Napoli: una retata dei carabinieri porta in manette 55 persone un neurologo, un ginecologo, 9 tecnici di radiologia, 18 infermieri professionali, 6 impiegati amministrativi, 9 tecnici manutentori e 11 operatori sociosanitari mentre altre 29 sono indagate a piede libero. In totale 94 assenteisti sott'inchiesta.

Le carte giudiziarie della Procura di Napoli sono il bestiario delle truffe e dei raggiri nella Pubblica amministrazione. I primi a sparire dopo aver marcato il badge erano i dipendenti dell'ufficio rilevazioni presenze e assenze, in pratica quelli che avrebbero dovuto controllare il rispetto delle clausole contrattuali di tutti gli impiegati.

Uno degli amministrativi, ex cuoco, durante l'orario di servizio, andava a fare lo chef in una struttura alberghiera del Nolano.

Un medico prendeva il taxi e andava a giocare a tennis oppure a sbrigare faccende personali, come scegliere regali in gioielleria. Un collega, invece di operare, si preoccupò di fare un salto nella direzione generale dell'Asl di Napoli per rinnovare la convenzione di un centro di diagnostica riconducibile a suoi familiari ma, di fatto, da lui gestito. Altri se ne tornavano a casa e si dedicavano a clonare le schede delle paytv.

A carico di un tecnico radiologo sono stati accertati anche episodi di falsa infermità: pur risultando in malattia era andato a Roma per una cerimonia organizzata da un parente.

A marcare i tesserini, fino a venti alla volta, erano per lo più gli operatori socio-sanitari e quelli delle ditte di pulizie avvisati con sms e telefonate in codice. Non facevano eccezione nemmeno i sindacalisti di Cgil, Cisl e Uil. In due anni sono state registrate centinaia di ore di filmati e di intercettazioni, ed eseguiti oltre 500 servizi di osservazione e pedinamento. In appena tre mesi, dal novembre 2014 al febbraio 2015, due dipendenti hanno timbrato rispettivamente 443 e 493 volte per conto dei colleghi «fantasmi».

I carabinieri hanno inoltre eseguito un sequestro preventivo di trecentomila euro nei confronti di alcuni indagati (il danno erariale complessivo è di 700mila): si tratta del denaro che i dipendenti hanno percepito come indennità per esclusività della prestazione lavorativa in ospedale risultata non spettante. Dall'attività investigativa è infatti emerso che alcuni medici prestavano servizio illegittimamente anche in più strutture sanitarie private. Oltre al reato di truffa aggravata viene contestato pure il reato di accesso abusivo ai sistemi informatici del nosocomio: diversi indagati cancellavano le ore di lavoro che avrebbero dovuto recuperare e aggiungevano le ore di straordinario non prestate.

«Per evitare la paralisi dell'ospedale, a 50 dei 55 dipendenti arrestati il giudice ha concesso l'autorizzazione a lasciare i domiciliari per recarsi a lavorare», ha spiegato il facente funzioni di procuratore di Napoli, Nunzio Fragliasso.

Una doppia punizione, insomma: «Saranno costretti ad andare al lavoro e resteranno a casa quando non saranno in servizio». «Più che furbetti sono professionisti del cartellino», è stato il commento del procuratore aggiunto Alfonso D'Avino.

Parla di «pagina vergognosa» il sindaco di Napoli Luigi de Magistris mentre il governatore Vincenzo De Luca promette «inflessibilità».

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