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Toghe alla guerra dei privilegi: disertano l'anno giudiziario

Anm contro il governo: protesta per pensioni e trasferimenti. Ma è scontro tra le varie correnti

Toghe alla guerra dei privilegi: disertano l'anno giudiziario

Roma - L'Anm accusa il governo di non aver rispettato gli impegni e per protesta diserterà la cerimonia d'apertura dell'anno giudiziario, il 26 gennaio in Cassazione.

Per la prima volta il «sindacato» dei magistrati non sarà dunque presente tra gli ermellini nell'Aula magna del Palazzaccio di Roma, luogo finora non investito dai venti di contestazione perché il dissenso si esprimeva solo alle inaugurazioni nelle Corti d'appello.

Due elementi, nel corso della riunione di ieri del Comitato Direttivo Centrale, hanno fatto decidere l'associazione delle toghe a rompere la tradizione: pensioni e trasferimenti dei magistrati. Il Guardasigilli Andrea Orlando si dice disponibile a discutere, ma ormai è tardi.

«La Giunta aveva condotto con il governo e con il ministro della Giustizia - spiega il presidente dell' Anm, Piercamillo Davigo - una trattativa per ricondurre l'età pensionabile, anche se in via transitoria, a 72 anni e a riportare il vincolo di permanenza dei magistrati di prima nomina da 4 a 3 anni. Gli impegni non sono stati rispettati, nonostante la dichiarata continuità del governo attuale con quello precedente».

Si riferisce al fatto che è ristretta ad un pugno di alti magistrati l'ultima proroga per allontanare l'età della pensione, che l'ex premier Matteo Renzi ha portato per tutti da 75 a 72 anni. E il suo governo aveva assicurato che almeno sui giovani di prima nomina non sarebbe pesato l'allungamento da 3 a 4 anni del periodo minimo di permanenza in un ufficio prima di chiedere un trasferimento, ma non è andata così.

Nella base delle toghe monta un grande scontento, le correnti fanno a gara per raccogliere le lamentele e ad infervorare ancor più il dibattito ci sono le elezioni al Csm del 2018 che si avvicinano. Il direttivo dell'Anm è stato già convocato per il 18 febbraio, per valutare altre iniziative prima della conversione in legge del Milleproroghe. C'è chi preme per lo sciopero, ma finora Davigo ha tenuto insieme i gruppi.

Non senza danni, però, e proprio nella stessa corrente nata attorno al nome dell'ex star di Mani pulite, Autonomia&Indipendenza. Ieri, infatti, c'è stato un duro scontro nella riunione tra Davigo e il coordinatore di A&I, che insisteva sullo sciopero bianco. Lo aveva proposto anche Magistratura indipendente, l'altra corrente moderata, ma poi ha accettato il compromesso per consentire un accordo con le correnti di centro, Unicost e di sinistra, Area. Davigo ha lavorato per mantenere l'unità della magistratura, ma a Pepe la protesta in Cassazione non bastava. Voleva che A&I uscisse con un suo documento chiedendo lo sciopero bianco e rompendo di fatto l'unanimità.

Il presidente dell'Anm alla fine si è imposto, nell'associazione e nella sua corrente, ma poi ha lasciato la seduta prima della fine, molto irritato dallo scontro con il suo secondo, al vicepresidente di Area Luca Poniz. Anche perché sembra che le liti con Pepe siano frequenti.

La notizia è anche questa, dunque: la neonata corrente A&I rischia di implodere, per contrasti interni, proprio mentre Davigo si appresta a concludere ad aprile il suo anno di presidenza dell'Anm.

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