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Toninelli asfalta D'Alema e consegna i lavori allo Stato

Il ministro attacca il governo dell'ex ds di vent'anni fa «Il nuovo viadotto sarà affidato a Fincantieri e Cdp»

Toninelli asfalta D'Alema e consegna i lavori allo Stato

Danilo Toninelli spara a zero contro l'ex premier Massimo D'Alema nel corso dell'audizione in commissione Ambiente della Camera dei deputati sul crollo del ponte Morandi. Nel suo intervento il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti tralascia questioni importanti, come la ricostruzione del ponte, gli investimenti sulla Gronda, gli sfollati di Genova, riservando l'attacco più duro all'ex leader dei Ds: «Con il governo D'Alema inizia l'immenso business dell'asfalto per i privati. I giornali dell'epoca parlarono di volata in solitaria di Benetton per prendersi il 30% di Autostrade dall'Iri. Il grande banchetto, tutto secondo le regole, precisiamolo, poteva avere inizio. La convenzione di concessione con Autostrade per l'Italia è stata sottoscritta in data 4 agosto 1997 e ha fissato la scadenza della concessione al 31 dicembre 2038. Poi ci sono state le successive integrazioni sulle quali andiamo in dettaglio più avanti. Ma l'anno della grande privatizzazione è il 1999».

L'invettiva contro il lìder maximo serve a Toninelli per recuperare terreno dopo che la società Autostrade per l'Italia l'aveva «bruciato» sul tempo, pubblicando sul sito il testo della convenzione con il ministero, prima che in commissione iniziasse il dibattito. La società controllata dalla famiglia Benetton «soffia» il colpo di teatro al ministro grillino, che già pregustava il pomeriggio di popolarità. Anche il vicepremier Luigi Di Maio non la prende bene: «Oggi Autostrade, con un ritardo di dieci anni, si vanta di aver dato il via libera alla pubblicazione della convenzione. Bella forza!». Di Maio che, però, scavalca il collega Toninelli ribadendo come l'unica strada sia la nazionalizzazione: «È compito dello Stato gestire queste infrastrutture e garantire ai cittadini un servizio all'altezza delle attese (e delle spese). In un lunghissimo post su Facebook, il capo politico del M5s chiarisce che «sarà Fincantieri a ricostruire il ponte di Genova». E Toninelli gli fa subito eco: «Non faremo ricostruire il ponte Morandi a chi l'ha fatto crollare. Sarà Fincantieri con Cassa depositi e prestiti a ricostruire con il timbro dello Stato».

«Il ministro M5s ha tenuto un'udizione propagandistica, con tante parole e zero fatti - tuona il capogruppo di Fi alla Camera Mariastella Gelmini - Non ho visto interventi concreti per la ricostruzione. Il porto di Genova è il più importante del Mediterraneo: ci lavorano 36mila dipendenti che, se si considera l'indotto salgono a 50mila persone. Vale dieci miliardi. Sul ponte Morandi passava l'80% del traffico legato al porto. Il crollo non si deve trasformare in una catastrofe economica, perché noi non vogliamo la decrescita felice ma vogliamo che Genova riparta». Mentre per Anna Maria Bernini, capogruppo dei senatori azzurri, «Toninelli in Parlamento ha solo confermato lo stato confusionale che c'è nel governo».

Nel suo intervento, il ministro conferma la strada della nazionalizzazione: «percorso dovuto e doveroso per le vittime e per tutti gli italiani che i soldi li hanno messi», e lo stop ad Autostrade per la ricostruzione del ponte. Poi parla di «un reset per tutte le concessioni».

Due gli annunci, che il ministro delle Infrastrutture mette sul piatto: un'agenzia con la missione di potenziare il potere ispettivo del ministero e un piano di manutenzione ordinaria e straordinaria per ponti e autostrade.

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