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Toninelli vuole nazionalizzare l'autostrada che è già pubblica

Ennesima gaffe del ministro: "Per Autobrennero sarà rivoluzione". Ma la gestione della tratta è degli enti locali

Toninelli vuole nazionalizzare l'autostrada che è già pubblica

Ci risiamo: dal tunnel del Brennero all'Autobrennero. Il re delle gaffe ne fa un'altra delle sue. «La gestione dell'A22 tornerà pubblica». Una frase roboante ma anche un rebus perché il nastro d'asfalto è già pubblico, blindato per oltre l'80 per cento delle quote. Parole minacciose e vuote che non stupiscono perché a pronunciarle è il ministro delle Infrastrutture e degli strafalcioni Danilo Toninelli, recordman imbattibile degli scivoloni sulle bucce di banana. Pazienza. Siamo abituati: ad ottobre il ricciolo pentastellato si era superato spiegando che gli imprenditori italiani utilizzano il tunnel del Brennero per trasportare le merci, ignorando evidentemente che l'opera è in costruzione e non sarà pronta prima del 2025.

Oggi invece il ruzzolone - ma il ministro è uno che mette il piede in fallo di continuo - arriva sull'autostrada del Brennero. Il ministro è infuriato per i pesanti disagi subiti dagli automobilisti dopo le nevicate dei giorni scorsi. Bivacchi. Code interminabili. Auto intrappolate per ore al buio e al gelo.

Quindi Toninelli annuncia una clamorosa rivoluzione: la nazionalizzazione dell'A22 che però è già quasi interamente in mano a soci pubblici. «La concessione - spiega Toninelli - è scaduta da anni. E siamo a un passo dal rinnovarla con una gestione totalmente pubblica e più conveniente per i territori e per chi viaggia». Che vuol dire il ministro? Lui prosegue trionfante: «Siamo convinti della rivoluzione che stiamo portando avanti».

Insomma, siamo o dovremmo essere al repulisti, al cambio di stagione, all'azzeramento degli interlocutori. Ma così non è e non può essere: le quote detenute dalla Regione Trentino Alto Adige, capofila con oltre il 32 per cento, da province, comuni e camere di commercio, scavalcano ampiamente l'asticella dell'80 per cento. Che altro si può fare?

Intanto Toninelli dà il via a un'ispezione, sacrosanta, e batte il pugno sul tavolo forse confondendo l'Alto Adige con la Liguria, Bolzano con Genova e le Province di Trento e Bolzano con la famiglia Benetton, nel mirino dopo il crollo del ponte Morandi.

Confusione e approssimazione. Il volto di Toninelli è ormai un'icona della satira italiana. E anche questa volta le repliche sono condite di sarcasmo e ironia. «Ad ogni ignoranza c'è un limite: l'Autobrennero è già pubblica - fa notare Maurizio Lupi, ex titolare proprio del ministero dei Trasporti e delle infrastrutture - Ma è possibile che questo settore cosi delicato e strategico sia in mano a questo dilettante allo sbaraglio?». Sulla stessa lunghezza d'onda Michaela Biancofiore di Forza Italia: «Sono esterrefatta. La rivoluzione consisterebbe nel dare la concessione ad una società al 100 per cento pubblica, ma gestita dagli stessi enti pubblici che sarebbero stati inefficienti».

In effetti, la concessione è scaduta da quasi cinque anni e un azionariato totalmente pubblico permetterebbe l'affidamento diretto, senza gara. Un passaggio delicatissimo e molto atteso. Forse, col suo linguaggio ondivago e schiumoso, a questo alludeva il gaffeur dei gaffeur.

E su questa linea del Piave il ministro si attesta nella controreplica serale: «La mia nota era chiara: si parlava di rinnovo ad una concessionaria totalmente pubblica, ripeto totalmente, come non lo è Autobrennero spa. Autenticamente pubblico sarà finalmente l'interesse privilegiato con il nuovo schema di concessione, sia in favore dei territori che dei cittadini». Così, da un proclama all'altro, Toninelli prova a mettere una pezza sui suoi svarioni.

Si attende un manualetto d'istruzioni per maneggiare il pensiero del ministro.

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