Cronache

Torture ai figli per il Corano Condannati solo a tre anni

Quattro fratelli percossi ogni giorno col filo elettrico Il pm: «Aguzzini, hanno causato danni irreparabili»

Torture ai figli per il Corano Condannati solo a tre anni

Hanno tentato di giustificare la loro «scelta pedagogica» (frustavano i figli con il filo elettrico, li legavano alla sedie, li costringevano a frequentare la scuola araba e a portare il velo), usando parole come «cultura», «fede», «religione», «Corano», «Allah», «Maometto».

Ma, in realtà, i due genitori di fede islamica, erano degli aguzzini per i quali le «tradizioni islamiche» del proprio paese di appartenenza erano solo l'alibi per scatenare istinti crudeli. Che non si fermavano neanche davanti al sangue del proprio sangue.

Un padre e una madre egiziani, da anni residenti a Torino, ora condannati a 3 anni e sei mesi di carcere con l'accusa di maltrattamenti per aver sottoposti i bambini «a punizioni corporali di eccessiva ed inaudita violenza».

Il pm aveva chiesto cinque anni di reclusione per il padre e tre anni e sei mesi per la madre, che non solo non si era mai opposta alle violenze, ma segnalava al marito le «malefatte» dei quattro ragazzini (tre femmine e un maschio con età compresa tra i 10 e i 18 anni).

Una delle figlie aveva confidato a un'insegnante: «Piuttosto che tornare a casa, mi uccido»; stando agli atti processuali, le vittime la pregavano di non avvertire il papà «che dava le botte». L'intensità delle percosse variava in base a quanto il padre giudica gravi gli errori commessi dai figli durante lo studio del Corano. La madre, durante il processo, ha provato a giustificarsi: «Vivevamo in poco spazio, in una situazione disperata e nessuno ha mai voluto comprende le nostre difficoltà».

«Nella mia lunga carriera ho affrontato pochi casi così gravi - ha spiegato in aula il pm -. I genitori non hanno mai chiesto scusa, non si sono mai fermati a riflettere sui loro errori. Ignorando il danno che, nel corso di quattro lunghi anni, hanno causato ai loro figli, oggi psicologicamente distrutti». E a risarcirli non saranno certo i diecimila euro ciascuno che la sentenza ha disposto vengano loro versati dai genitori condannati. I quali non faranno un solo giorno di carcere, ma che, in quanto decaduti dalla patria potestà, non potranno più vedere i figli. Quei figli che la coppia egiziana «frustati con un filo elettrico sulle mani e sotto le piante dei piedi mentre erano tenuti legati a una sedia»; «tenuti al buio in una stanza senza finestre e lasciati per moltissimo tempo senza cibo».

I bambini erano così terrorizzati che non solo non volevano più tornare a casa, ma addirittura dicevano di «preferire la morte».

Il mondo della scuola - e di questo va dato atto - ha saputo intercettare con sensibilità il loro grido e ha fatto scattare le indagini, che hanno verificato lo stato di profondo disagio in cui versavano i minori; un calvario durato per quattro anni, dal 2011 al 2015. E adesso, finalmente, la condanna per maltrattamenti: tre anni e sei mesi e una multa da 10mila euro per ciascuna delle vittime.

Un verdetto che lascia delusi: solo tre anni e mezzo (che, ripetiamo, non verranno scontati) per aver torturato e lasciato indelebili tracce fisiche, psichiche e morali su quattro bambini, appare una pena decisamente lieve.

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