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Le torture Usa? In tv sono normali

Le fiction hanno sdoganato da anni le violenze denunciate dal dossier Cia. Che sullo schermo salvano sempre il mondo

Le torture Usa? In tv sono normali

New York - Quando Jack Bauer - protagonista della serie tv «24» - minacciava un uomo d'affari serbo infiltrato nella comunità finanziaria americana, spiegandogli come avrebbe forzato uno straccio nel suo stomaco se non avesse collaborato con l'intelligence, il programma segreto di contro-terrorismo della Cia oggi al centro delle più feroci polemiche negli Stati Uniti non era ancora partito. Sarebbero passati anni prima che un quotidiano americano, il Washington Post , ne rivelasse l'esistenza, nel 2005. Eppure, nel mondo della fiction televisiva, quelle pratiche brutali raccontate nei dettagli dalla pubblicazione nei giorni scorsi di un rapporto del comitato intelligence del Senato americano erano accettate da tempo. Waterboarding - tortura ad acqua - interrogatori ghiacciati, l'antica pratica medievale dell'alimentazione rettale, la detenzione in catene in spazi angusti, della dimensione di bare, sono alcune delle modalità di tortura dettagliate dal documento del Senato. E non pochi commentatori, in America, si sono chiesti che ruolo abbiano potuto avere alcune serie tv popolari sulla tolleranza del pubblico statunitense e internazionale nell'accettare tali notizie. Secondo gli studi condotti dal Pew Research Center, nel 2004 il 53% degli americani non giustificava mai o giustificava raramente l'utilizzo della tortura. Nel 2011, la percentuale della popolazione che riteneva la tortura giustificabile in casi di pericolo estremo alla sicurezza nazionale era al 34%.

Per il Washington Post , la tv avrebbe «convinto gli americani che la tortura è ok». Nelle prime cinque serie di «24» , ci sono 67 scene di tortura, ha calcolato il Parents Television Council americano. Lo show ha causato tali controversie che, come ha riportato nel 2007 il New Yorker , il generale di brigata Patrick Finnegan, istruttore dei cadetti della più illustre accademia militare americana, West Point, ha voluto incontrarne i produttori. Ha criticato la serie accusandola di dare una rappresentazione sbagliata dell'efficacia della tortura, di incoraggiare violenze: «I ragazzi - disse dei suoi cadetti - la guardano e dicono: se la tortura è sbagliata, allora 24 ?».

L'infinita saga di Jack Bauer non è l'unica fiction ad aver sollevato questioni. In ogni serie di Homeland ritornano scene di minacce e violenze su interrogati e perfino il capo dei servizi segreti iraniani finisce con un coltello piantato nel palmo della mano per aver rifiutato di collaborare con la Cia. Zero Dark Thirty , la pellicola che ripercorre la caccia e l'uccisione di Osama Bin Laden è costellato da scene di tortura. «Di solito inizio con un trapano», «Mi spiace, perché mi divertirò», dice uno dei protagonisti di Scandal : sta per cavare un dente alla sua futura fidanzata non a Kabul ma a Washington D.C.

Perfino supereroi e personaggi dei fumetti ricreati per il piccolo schermo utilizzano la violenza per estorcere informazioni e Freccia Verde ( «Arrow ») e Flash ( «The Flash ») hanno un diverbio sull'utilizzo della tortura.

Anche in questo caso, come nella maggior parte delle serie tv, l'eroe morso dai sensi di colpa tortura suo malgrado per salvare la comunità. Se, come scrive Matt Bai su Yahoo! News , «le serie tv ci hanno convinti che la tortura funzioni davvero», la realtà del rapporto del Senato è molto diversa: le violenze durante gli interrogatori non hanno portato a sventare alcun attacco e le informazioni per arrivare alla cattura di Bin Laden sono state trovate con altri e più civili mezzi

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