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Tosi tuona contro Bindi: "Cerca la mafia a Verona? Vuol fare dispetto a Renzi"

Il candidato governatore in Veneto: "Vuole fare un dispetto a Renzi"

Tosi tuona contro Bindi: "Cerca la mafia a Verona? Vuol fare dispetto a Renzi"

"È una cosa incredibile. Ridicola. Anzi, una cosa da cialtroni". Flavio Tosi, sindaco di Verona e candidato governatore in Veneto, commenta in un'intervista al Corriere della Sera la richiesta di accesso agli atti del Comune partita dalla presidente della commissione antimafia, Rosy Bindi, al termine di una visita in Veneto dell'organo parlamentare.

"A Verona - aggiunge Tosi - non esiste un appalto, un dipendente, un dirigente o un amministratore che abbia in corso procedimenti per quel tipo di reati. Io penso che una commissione Antimafia sia una cosa seria. Ma se il suo presidente suggerisce qualcosa che non ha presupposti poco prima delle elezioni, che cosa posso pensare? Che stia facendo campagna elettorale". Per il candidato governatore, quindi, si tratterebbe di un "dispetto", che la parlamentare dem vorrebbe fare al segretario del suo partito, Matteo Renzi.

"Ho cercato di capire il perché di un'uscita così inspiegabile - afferma Tosi - e mi hanno spiegato che Bindi è ferocemente anti renziana. Forse le sue dichiarazioni servono per abbassare il consenso a me e aiutare Luca Zaia a vincere. Non tanto contro di me, quanto contro la renziana Alessandra Moretti".

Infine l'ultima stoccata: "Una cialtronata di questo genere Rosy Bindi può andare a farla in qualche altra città: se vuole farsi campagna elettorale usando la sua ridicola commissione antimafia la faccia altrove. Ridicola, perché ha fatto una richiesta assolutamente immotivata, che venne già avanzata quando Report fece quella trasmissione per infangare la città e la prefettura, sentendo la procura antimafia, respinse la richiesta di fare la commissione d’accesso. Ieri era l’ultimo giorno di lavoro del prefetto di Verona, che da oggi è in pensione.

Questa buffa commissione è andata a confrontarsi col prefetto nel suo ultimo giorno di lavoro, il massimo del ridicolo".

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