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Il totonomi entra nel vivo: c'è Casini tra i papabili

Il totonomi entra nel vivo: c'è Casini tra i papabili

RomaPier Ferdinando Casini, perché no? È un moderato, è un politico, è stato presidente della Camera e segretario di partito, è in buoni rapporti personali con il Cavaliere nonostante lo strappo di alcuni anni fa. È pure cattolico: non c'era la regola dell'alternanza con un laico? E che dire di Franco Bassanini? Stimato a sinistra per il suo passato nel Pci e poi Pds-Ds-Pd, ministro con Prodi e D'Alema, marito di Linda Lanzillotta, anche lei papabile e vicina agli ex Margherita rutelliani, quindi anche a Renzi. Guida la Cassa depositi e prestiti, il bancomat di Stato, ha dunque un profilo anche tecnico. Gli manca peso politico, e questo potrebbe essere un vantaggio.

Al ritmo di un paio al giorno, i candidati si lanciano, si bruciano e si riciclano, mentre la partita a scacchi vera non è ancora cominciata. La mossa iniziale spetterà a Matteo Renzi, azionista di maggioranza tra i 1.009 grandi elettori, ma prima di spostare i pedoni il premier deve capire bene quante sono e quanto sono allineate e motivate le sue truppe.

Questo è il motivo del faccia a faccia con Matteo Orfini, presidente del Pd e punto di riferimento della minoranza dialogante. «Abbiamo fatto una ricognizione sui temi al centro dell'attualità politica», riferisce Orfini in perfetto politichese sul vertice che serviva a organizzare le prossime mosse. Oggi, giorno dell'Epifania, regali e carbone. Da domani si fa sul serio, con l'incontro del premier con i gruppi parlamentari la mattina e l'inizio della discussione sulla legge elettorale al Senato in serata.

Il tutto con un occhio al Quirinale. Il presidente del Consiglio ha affidato a Luca Lotti l'incarico di tenere aggiornato l'elenco dei fedelissimi e dei parlamentari che magari mugugneranno, ma nella scelta del capo dello Stato non lo tradiranno. I sicuri al momento sono 230 su 450 grandi elettori. Intanto l'opposizione interna minaccia battaglia sull'Italicum. «Dalla riforma non si capisce se saranno più gli eletti o i nominati», si lamenta il bersaniano Miguel Gotor. «Renzi riunisce i parlamentari, consiglio i colleghi di lasciare fuori della porta orologio e ipocrisia», twitta il lettiano Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio di Montecitorio. Come dire, ci sarà da litigare. «Parleremo a viso aperto - assicura il vicesegretario Lorenzo Guerrini - e non credo che stavolta la posizione espressa pubblicamente sarà diversa da quella nell'urna». Si discute, poi però si decide a maggioranza.

E un invito all'unità arriva a sorpresa da una che con Renzi non va molto d'accordo, Rosy Bindi. «Nel Pd dobbiamo lavorare tutti insieme, e insieme alle forze politiche, per trovare la persona giusta. Chi? A me piacerebbe una donna».

Maurizio Gasparri invece sostiene che arrivato il momento di «invertire la rotta» per il Colle. «Il capo dello Stato deve essere garante di vero equilibrio. La sinistra occupa, in parte abusivamente, già molte alte cariche istituzionali, quindi deve essere lei a scegliere il più gradito in una rosa di nomi di area moderata, e non il contrario, come si dice in questi giorni».

Sì, ma chi? «Possibilmente, anche se non necessariamente, un cattolico del Ppe».

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