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Il tracollo M5s in Friuli. In 2 mesi persi 17 punti

Il leader colleziona errori. E ora chiude al governo istituzionale invocando le elezioni

Il tracollo M5s in Friuli. In 2 mesi persi 17 punti

Lo spazio di manovra per Luigi Di Maio si fa sempre più stretto. Il leader M5s è prigioniero dei suoi stessi veti, ma anche delle manovre degli avversari. La reazione, in casa grillina, è veemente.

Anche perché ora sul sentiero più ambito per il giovane capo politico dei grillini, quello che porta a Palazzo Chigi, ci si è messo pure un risultato elettorale peggiore di ogni previsione. La vittoria in Friuli era improbabile, ma che il Movimento perdesse 17 punti, per lo stato maggiore pentastellato è una botta difficile da gestire. Dopo la sconfitta elettorale nel Molise, la propaganda grillina aveva almeno potuto giocare la carta, un po' artificiosa ma efficace, di scomporre i voti delle coalizioni avversarie e dimostrare di aver preso più voti degli altri partiti. Ma domenica in Friuli solo il 7 per cento degli elettori ha scelto M5s. Nella stessa regione, alle politiche del 4 marzo, avevano incassato il 24 per cento. Ci sarà tempo per l'analisi del voto locale. Oggi il Movimento ha altre urgenze: gestire la trattativa per il governo che finora per Di Maio si è rivelata un labirinto senza uscita.

L'ultimo errore è arrivato con il disperato tentativo di trattativa con il Pd. Fonti qualificate dei pentastellati ammettono che l'esca fatta balenare dai renziani è stata ingoiata col proverbiale amo. I fedelissimi dell'ex rottamatore avrebbero fatto balenare la possibilità di un accordo. E Di Maio aveva giocato il tutto per tutto con una lettera al Corriere in cui si diceva disponibile ad ampie concessioni. Il leader si è esposto troppo e ha rimediato un bel bagno. La trappola si è svelata la sera di domenica, quando Matteo Renzi è sceso dall'Aventino apposta per tirare il calcione ai grillini, andando in tv da Fabio Fazio a serrare ermeticamente il proprio «forno» dopo aver incassato l'apertura di Di Maio, che ha chiaramente trascurato sia le ragioni politiche che quelle umane del nemico Renzi: come intendersi con chi ti ha insultato il papà per mesi?

La stoccata di Renzi ha mandato Di Maio su tutte le furie. E mentre Di Battista è partito con i soliti insulti («Ho sbagliato a chiamare Salvini Dudù, a differenza sua Dudù al guinzaglio non l'ho visto quasi mai»), il leader grillino ha replicato via Facebook con un appello al leader della Lega. «Tutti parlano di inserire un ballottaggio nel sistema elettorale, ma il ballottaggio sono le prossime elezioni e quindi io oggi dico a Salvini: andiamo insieme a chiedere di andare a votare e facciamo questo secondo turno a giugno», ha scandito Luigi Di Maio, non senza tirar fuori la frustrazione accumulata: «Salvini ha preferito gli interessi di un condannato a quelli degli italiani». Un appello con scarse possibilità di successo, visti i tempi ristretti. Ma i veri destinatari, Mattarella, Renzi e Berlusconi, intenderanno: Di Maio chiude a un governo istituzionale e non collaborerà a modifiche della legge elettorale.

Dove possa portare questa strategia è tutto da vedere. Di Maio si consola incassando una solidarietà che per lui conta, quella di Beppe Grillo: «L'entusiasmo di Luigi viene propagandato come fosse bramosia di potere» ma, dice il guru, «è una cosa che dobbiamo al paese, il tentativo di incontrarci su dei temi con questi personaggi, escludendo quelli assolutamente impossibili». Un segnale a Salvini, con cui resta aperto un canale.

Ma con un livello di fiducia reciproca ormai prossimo allo zero.

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