Politica

La trappola dei ricollocamenti Restano da noi più della metà

Da inizio anno giunti in Italia con navi Ong 529 stranieri. Solo 206 sono stati trasferiti in altri Paesi

La trappola dei ricollocamenti Restano da noi più della metà

La ridistribuzione dei migranti sbarcati dalle Ong in Italia nei paesi europei si è rilvelata un mezzo bidone. Soltanto 206 sono già stati trasferiti sui 529 coinvolti nella procedura quest'anno. Numeri esigui, ma che riflettono l'attitudine europea. A parole alcuni stati Ue annunciano la disponibilità ad accogliere per sbloccare la situazione favorendo lo sbarco, ma poi le promesse vengono mantenute solo in parte o con mesi di ritardo.

«L'Italia sta ancora aspettando che altri Stati mantengano la parola data e prendano in carico quanti promesso in passato», ha sottolineato il ministro dell'Interno Matteo Salvini riferendosi ai migranti nelle ultime ore di braccio di ferro con Open Arms. Nei primi sei mesi del 2019 «si sono verificati 4 eventi di sbarco per i quali è stata attivata la cosiddetta Ricollocazione volontaria con la Regia della Commissione Europea», fanno sapere dagli uffici del Viminale. Altri due sbarchi riguardano il 2018. Nel 2019 sono stati «complessivamente coinvolti nella procedura 529 migranti e offerte quote per 388 persone» da trasferire in Europa, secondo i dati del ministero dell'Interno. Gli altri vengono accolti in Italia dalla Cei, la conferenza dei vescovi. In pratica quasi 400 stranieri dovevano venire ridistribuite fra i paesi europei, che avevano dichiarato di volta in volta la disponibilità. Il risultato invece è che soltanto «206 richiedenti asilo sono stati trasferiti». Ovvero poco più della metà di quelli previsti e quasi un terzo rispetto al totale, che era stato coinvolto. Decisamente meno di quanto prospettato dall'Europa. Il primo caso del 2019 riguarda lo sbarco a Catania del 31 gennaio di 47 migranti dalla nave Sea Watch 3. I talebani tedeschi dell'accoglienza scrivevano su twitter, una volta conclusa l'operazione: «Speriamo che l'Europa possa accoglierli e permettergli di vivere come meritano».

Peccato che ancora per 182 migranti dei 388 previsti «sono in corso le relative procedure in ambito UE». Un sistema farraginoso, che sembra fatto apposta per dilatare i tempi ed evitare le responsabilità. La procedura prevede pure delle interviste ai migranti da parte degli Stati europei, che hanno accettato le «quote». Non solo per gli arrivi con navi delle Ong. Il 2 giugno erano sbarcati a Genova 36 migranti recuperati al largo della Libia dall'unità della Marina militare, Cigala Fulgosi. Anche questo gruppo andava ricollocato secondo un accordo ad hoc coordinato da Bruxelles. Gli altri due sbarchi interessati hanno coinvolto la Sea watch, compreso quello del 29 giugno che ha portato all'arresto e poi rilascio della capitana Carola Rackete.

I paesi europei che hanno sempre partecipato alla redistribuzione per gli sbarchi del 2019 sono Francia, Germania, Portogallo e Lussemburgo. Saltuariamente si sono resi disponibili Spagna, Irlanda, Lituania, Romania, Finlandia e Slovenia. Lo scorso anno la ricollocazione volontaria fra i paesi Ue era stata sperimentata con il dibattuto sbarco da nave Diciotti in agosto e da un'unità inglese e la motovedetta Monte Sperone della Guardia di Finanza, che in luglio portarono a Pozzallo 447 persone . Il 9 gennaio Salvini aveva reso noto che dei 270 di Pozzallo erano stati ridistribuiti solo 129 fra Germania, Francia, Portogallo, Irlanda e Spagna. Per lo sbarco di agosto di 177 migranti a Catania da nave Diciotti si erano impegnati l'Irlanda e l'Albania.

Gli irlandesi ne hanno accolto 16, ma per il paese delle aquile è stato impossibile procedere non facendo parte dell'Unione europea.

Commenti