Politica

Trasferiti gli immigrati di Tor Sapienza

«Vincono» gli abitanti del quartiere romano: il centro di accoglienza sarà liberato per ragioni di ordine pubblico

Patricia Tagliaferri

RomaAlla fine hanno vinto loro, gli abitanti di Tor Sapienza che da giorni assediano il centro di accoglienza di via Giorgio Morandi. Gli immigrati verranno trasferiti: i minori già spostati in altre strutture, gli adulti portati altrove appena il Comune troverà una sistemazione. Se ne vanno, dunque, i rifugiati, pagando forse colpe non loro, cacciati dai residenti esasperati dal degrado di una periferia in cui la gente, costretta a convivere con la violenza, ha trovato in loro l'ideale capro espiatorio. Una guerra tra poveri. A Roma, come a Milano, dove sta montando il malcontento per le case popolari occupate abusivamente. Dopo anni di inerzia la Giunta sta cercando di ripristinare la legalità, in programma ci sono 200 sgombri, focolai accesi che rischiano di trasformarsi in tante piccole battaglie.

Nella capitale ieri mattina la tensione era ancora alle stelle. Dopo che ad alcuni immigrati è stato negato l'ingresso nel bar del quartiere è ripreso il lancio di bottiglie e pietre contro il centro. E, in risposta, di oggetti dalle finestre. «Scendete bastardi», ha urlato un gruppo di residenti che poi se l'è presa anche con la polizia schierata davanti alla struttura. L'edificio che ospita i rifugiati è stato danneggiato dalla tre giorni di guerriglia, alcuni spazi sono inagibili. E poi, ormai, sono tutti terrorizzati. Anche gli operatori della cooperativa sociale che gestisce il centro: «Non si può vivere così segregati», dicono. A metà mattinata comincia il trasferimento dei minori. Ma agli abitanti non basta. «Se ne devono andare tutti e li devono mandare fuori Roma», insistono. Alla fine hanno la meglio. «Trasferiremo anche gli adulti così chiudiamo e alla fine saranno tutti contenti. Il quartiere ha vinto e sicuramente saranno risolti tutti i problemi legati a spacciatori, stupratori e travestiti», polemizza Gabriella Errico, presidente della cooperativa sociale che gestisce il centro. Don Marco, il parroco della zona, sa bene che il problema non sono i rifugiati: «Questo quartiere soffre il degrado e l'assenza di sicurezza». La protesta anti-immigrati ha fatto muovere persino il ministro dell'Interno Angelino Alfano, che ieri ha convocato prefetto e questore. Tre settimane fa, invece, quando il capogruppo di Fdi-An Fabrio Rampelli aveva presentato un'interrogazione su Tor Sapienza descrivendola come una polveriera pronta ad esplodere, dal ministro non era arrivata alcuna risposta.

Nel frattempo ieri a Milano è scoppiata una piccola guerriglia urbana in via Salamone 50, estrema periferia sud est: orribili casermoni scrostati e fatiscenti con circa 600 alloggi. Due di questi erano occupati abusivamente da altrettante famiglie, una delle quali ha candidamente ammesso di aver pagato 1.000 euro al racket per entrare. A fronteggiare le forze dell'ordine, circa 50 tra inquilini, scesi in strada all'arrivo della polizia, e antagonisti del centro sociale «Corvaccio», sospettati di aver assaltato l'altro pomeriggio una sede del Pd. Gli sfratti sono stati eseguiti tra lanci di oggetti verso le forze dell'ordine, cariche e manganellate e successivi blocchi stradali. Fino a quando la polizia, calzati i caschi, ha fatto capire di averne abbastanza. La situazione è tornata alla normalità solo dopo quattro ore. Ma adesso si tratta di fare altri 198 sgomberi, ognuno dei quali, visto quel che è successo ieri, si preannuncia come un piccola battaglia.

Da rendere incandescente questo scorcio di autunno milanese.

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