Politica

La trasparenza del M5s s'è già appannata: rimborsi fermi al 2017

Sul sito da mesi non compaiono più le quote degli stipendi devolute al microcredito

La trasparenza del M5s s'è già appannata: rimborsi fermi al 2017

Qualcosa si è inceppato nel meccanismo delle rendicontazioni dei parlamentari pentastellati. La campagna elettorale prima, poi lo scandalo dei bonifici truccati scoperchiato da Le Iene, infine le trattative per la formazione del governo giallo verde; così Luigi Di Maio e i suoi hanno dimenticato di pubblicare spese e restituzioni di deputati e senatori della legislatura appena terminata.

La trasparenza si ferma a dicembre del 2017. Per qualche «portavoce» ai mesi precedenti. Basta osservare il sito ufficiale tirendiconto.it. Per ogni eletto a Montecitorio e palazzo Madama si parte da marzo/aprile 2013, esordio in Parlamento, per arrivare alla fine dell'anno scorso. Oggi, ad esecutivo fatto e ministri nominati, non sono consultabili le rendicontazioni dei mesi successivi fino al termine della legislatura, il 22 marzo.

E, dopo le notizie trapelate sulla possibilità di introdurre un nuovo sistema forfettario per i bonifici di restituzione al Fondo per il Microcredito alle piccole e medie imprese, ancora non si sa nulla delle modalità con le quali i parlamentari del M5s riconsegneranno i soldi allo Stato nella legislatura in corso. Con gli eletti più che raddoppiati rispetto agli anni passati. Alcune fonti sospettano che il ritardo nella pubblicazione sia dovuto al fatto che «sono stati troppo impegnati nella campagna elettorale e nella formazione del governo e quindi hanno smesso di rendicontare». La tempistica coincide con l'inizio delle manovre elettorali. Pochi mesi dopo la fine della trasparenza, sul M5s si è abbattuto anche il caso dei rimborsi non restituiti da alcuni parlamentari. I «portavoce» coinvolti, attraverso lo stratagemma del bonifico revocato, si tenevano in tasca i soldi destinati al fondo istituito presso il Ministero dell'Economia. La tempesta perfetta ha fatto impantanare la macchina. E un altro cavallo di battaglia del Movimento Cinque Stelle appare azzoppato.

Per il momento, l'unica trattenuta sicura dallo stipendio di deputati e senatori sarà pari ai 300 euro mensili che ognuno di loro sarà obbligato a versare all'Associazione Rousseau per il mantenimento della piattaforma. Una somma che andrà dritta nelle casse dell'associazione presieduta da Davide Casaleggio. Sperando almeno che i vertici mettano riparo alla rendicontazione dei mesi della scorsa legislatura rimasti nell'ombra. Intanto, dall'elenco presente sul sito tirendiconto.it, manca qualche nome dei parlamentari tirati in ballo nello scandalo rimborsopoli di febbraio. Non ci sono i deputati Andrea Cecconi e Silvia Benedetti, iscritti ora al Gruppo Misto, e gli uscenti Emanuele Cozzolino e Ivan Della Valle. Tra i senatori non si possono guardare i rendiconti dei sospesi Maurizio Buccarella e Carlo Martelli più l'uscente Elisa Bulgarelli. Mentre tra i 18 che non rendicontano da prima di dicembre dell'anno scorso ci sono due big diventati ministri. I fedelissimi di Di Maio Alfonso Bonafede, ministro della Giustizia, fermo a settembre 2017 e Riccardo Fraccaro, titolare dei Rapporti con il Parlamento e della Democrazia diretta, bloccato a ottobre.

Altri nomi di peso come Alessandro Di Battista, Luigi Di Maio, Roberto Fico, Paola Taverna, Barbara Lezzi, Laura Castelli e Danilo Toninelli hanno pubblicato spese e bonifici di restituzione fino alla mensilità di dicembre.

Anche per loro, il resto rimane nel mistero.

Commenti