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Le trattative di Berlusconi per evitare il caos sulla Rai

Berlusconi serra le file del partito e lavora sulle nomine della tv di Stato. Nessuna fiducia in Renzi: il timore è che si replichi il "metodo Mattarella"

Le trattative di Berlusconi  per evitare il caos sulla Rai

Berlusconi torna a Roma dopo aver sciolto i nodi relativi al Milan con Mr. Bee ma s'infila in quel vero e proprio ginepraio della Rai. C'è da eleggere il nuovo consiglio d'amministrazione di Viale Mazzini da parte della commissione bicamerale per la Vigilanza ma soprattutto c'è da trovare la quadra sul nuovo presidente del cda. Si racconta che le trattative tra maggioranza e opposizione siano andate avanti senza sosta per trovare un nome il più possibile condiviso ma che per ora si sia ancora in alto mare. Riunioni su riunioni degli uomini azzurri: prima i due capigruppo di Camera e Senato, Brunetta e Romani; poi vertice allargato con il Cavaliere, Gianni Letta e Fedele Confalonieri. A seguire, cena allargata ai membri della Commissione a palazzo Grazioli.

Renzi, per la presidenza, dovrebbe tirare fuori un nome che non dispiaccia troppo ai forzisti e nel pomeriggio si vociferava che l'ex direttore del Corsera , Paolo Mieli, sarebbe stato il più digeribile tra quelli ventilati; almeno per Gianni Letta e Fedele Confalonieri, le anime più «trattativiste» dei forzisti. Peccato che con il «no grazie» di Mieli il negoziato sia tornato in alto mare. Altri nomi circolati: Marcello Sorgi e Giovanni Minoli. Non è mistero che Forza Italia, nella trattativa, abbia però messo sul tavolo i nomi più graditi: da Antonio Catricalà a Fabrizio Del Noce, premendo sul tasto che «il presidente del cda dovrebbe essere scelto tra le personalità espressione delle culture politiche di opposizione». E anche gli altri partiti di centrodestra hanno infatti messo sul piatto i loro candidati di bandiera: da Piero Ostellino a Vittorio Feltri passando per Marcello Veneziani. Tutti nomi che Renzi non prende neppure in considerazione. La trattativa s'è ingarbugliata perché sui nomi troppo di sinistra, come il presidente dell'Ansa e della Fieg Giulio Anselmi, dai berlusconiani è arrivato un secco niet. Stallo completo. Il Cavaliere spera che, nelle prossime ore, Renzi dimostri di «non fare come con Mattarella. Ossia che ci imponga un nome in stile “prendere o lasciare”».

Intanto, però, oggi alle 14 la Commissione composta da 20 deputati e 20 senatori dovrà eleggere 7 dei 9 consiglieri d'amministrazione di Viale Mazzini. Ma anche per questo passaggio la situazione s'è ingarbugliata. Visti i numerosi cambi di casacca avvenuti in Parlamento la stessa Commissione ha dovuto subire modifiche nella sua composizione per permettere la reale rappresentanza di tutti i gruppi parlamentari. Risultato: i grillini hanno dovuto rinunciare a uno dei loro per dar voce a un fittiano; mentre Forza Italia ha fatto fare un passo indietro a Paolo Romani per dare rappresentanza a un senatore di Gal.

Oltre alla complicata partita di Viale Mazzini, Berlusconi cercherà di serrare le file del partito in un ufficio di presidenza e poi al Consiglio nazionale di Fi anche se in agenda ci sono soltanto modifiche allo statuto per questioni procedurali.

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