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Il trattato Parigi-Berlino destinato al fallimento (ma può isolare l'Italia)

Merkel e Macron firmano una storica intesa La piazza fischia. Ma l'asse non funzionerà

Il trattato Parigi-Berlino destinato al fallimento (ma può isolare l'Italia)

Chi teme o auspica che ad Aquisgrana sia germogliato il primo embrione di un'unione franco tedesca destinata a superare secoli di guerre nel nome della comune aspirazione a dominare il continente e a trasformare l'Unione Europea in conciliabolo a due, si tranquillizzi. Riuniti davanti al municipio di un'Aquisgrana - che per i tedeschi si chiama Aachen mentre per i francesi resta Aix-la-Chapelle - Emmanuel Macron e Angela Merkel hanno semplicemente recitato una pomposa farsa. Una farsa irreale. Ma indispensabile per conferire una cornice di dignità al cinquantenario del Trattato dell'Eliseo firmato - 18 anni dopo la fine della seconda guerra mondiale - dai predecessori Konrad Adenauer e Charles de Gaulle. E anche la presunta uscita dalla Germania dalla missione Sophia decisa, si dice, per dimostrare vicinanza a Parigi e prendere le distanze da una Roma giallo-verde, rischia di risultare una suggestione più legata all'evento che non alla realtà.

Nei fatti il nuovo trattato difficilmente tradurrà in realtà le «convergenze» politico, militari ed economiche tra i due paesi auspicate nel documento siglato da presidente e cancelliera. E questo non certo per la contrarietà del gruppo di «gilet gialli» arrivati a fischiare la cerimonia. A vanificare un trattato che progetta un esercito franco-tedesco, che auspica l'impegno francese per far entrare la Germania nel Consiglio di Sicurezza dell'Onu e invita alla creazione di istituzioni comuni per coordinare economia e politiche dei due paesi, ci ha già pensato la realpolitik. La Merkel è stata la prima a ridimensionare i sogni europei di un Macron che, subito dopo l'elezione, auspicava azioni militari congiunte decise a Bruxelles, piani economici europei con bilanci comuni, politiche migratorie regolate da un diritto d'asilo della Ue ed elezioni europee con liste transnazionali. Oggi, a fronte di una popolarità sotto il 30%, Macron deve accontentarsi di un trattato basato su auspici che una Merkel vicina al pensionamento politico è l'ultima a poter garantire. I primi a impedirglielo sono i vertici del suo partito decisi a bloccare qualsiasi mossa in grado di far ulteriormente precipitare gli ormai magri consensi elettorale. Ralph Brinkhaus, il deputato che a settembre ha sottratto alla Cancelliera la guida dei parlamentari della Cdu, ha già fissato le nuove regole che proibiscono alla Cancelliera di discutere accordi europei su migranti, difesa e bilancio senza il sì dei parlamentari. Ma per far sì che il trattato non resti carta stampata Merkel e Macron dovrebbero superare anche le contrarietà di un'America che ha sempre considerato un tabù l'entrata della Germania nel Consiglio di Sicurezza. Per non parlare dei vertici di una Nato pronta a tutto pur di ostacolare la nascita di un esercito franco tedesco considerato un pericoloso concorrente della stessa Alleanza Atlantica.

I primi a guardarsi bene dall'appoggiare un'effettiva cooperazione militare con Parigi sono i vertici di una Germania estremamente diffidente nei confronti di qualsiasi avventura all'estero. «Per il proprio modo d'intendere la sovranità, la Germania non ha bisogno di un esercito potente. La Francia è un'altra storia», ha sancito il presidente del Bundestag Wolfgang Schauble. E a rendere ancor più complessa la realizzazione del nuovo trattato s'aggiunge l'inesorabile ascesa della destra e della sinistra euroscettiche. In Germania Alexander Gaulad, leader parlamentare dell'Afd, liquida come «inappropriato» il tentativo di concordare il futuro tedesco con un presidente francese «incapace di mantenere l'ordine nel suo stesso paese». In Francia, a soffiare sul sentimento anti tedesco contribuiscono sia l'estrema sinistra di Luc Melenchon, che considera la Germania un «mostro», sia una Marine Le Pen convinta che Berlino pensi esclusivamente ai propri interessi.

Il trattato firmato nel cinquantenario di quello, assai più memorabile, del 1953 ha insomma ottime probabilità di venir scordato già nei prossimi mesi.

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