Elezioni Regionali 2019

Travaso gialloverde: vota Lega un grillino su 3

Quasi un terzo di chi alle Politiche aveva scelto il M5s è passato coi leghisti

Travaso gialloverde: vota Lega un grillino su 3

I risultati delle elezioni regionali in Abruzzo danno indicazioni importanti. È vero che, come molti hanno sottolineato, si tratta di una consultazione locale. Gli elementi specifici della contesa, come la personalità e l'appeal dei singoli candidati hanno certamente influito sull'esito. Ma è indubbia anche la valenza e la capacità indicativa dello stato degli umori politici in generale.

Da questo punto di vista, l'affermazione della Lega, che passa dal 13,9%, delle Politiche al 27,5% attuale, va senza dubbio attribuita alla capacità comunicativa e di leadership di Matteo Salvini. Siamo di fronte ad un altro «partito personale» (secondo la definizione data a suo tempo da Mauro Calise).

Così come è apparso a tutti molto significativo il calo notevole del Movimento Cinque Stelle che perde circa il 20% rispetto all'esito dell'anno scorso, subendo una erosione (dal 21% al 19,7%) anche rispetto alla percentuale di voti ottenuta alle Regionali del 2014.

Limitando il confronto col voto dell'anno scorso, è indubbio che si sia verificato un importante flusso di voti dal partito di Grillo a favore del Carroccio. Secondo quanto è stato calcolato (come sempre tempestivamente) da Rinaldo Vignati dell'Istituto Cattaneo, dal 22 al 34% (quindi da poco meno di un quarto a un terzo) di chi ha votato M5S l'anno scorso ha oggi optato per la Lega. E tra il 17 e il 28% ha deciso questa volta di astenersi. Ne consegue che, ad esempio a Pescara, almeno un voto su quattro dei consensi per Marsilio proviene da chi nel 2018 aveva scelto i grillini.

Come si è detto, può avere influito su questo andamento l'assenza di una campagna elettorale nazionale, in cui, come si è visto in passato, i grillini appaiono tradizionalmente più abili e capaci di raccogliere consensi.

Ma è chiaro che ha contato anche un mutamento del mood e degli atteggiamenti generali dell'elettorato. Da una mera adesione alla protesta, conseguente ad uno stato di malcontento (che rappresenta ancora oggi una delle motivazioni principali del voto per i Cinque Stelle), molti elettori si sono diretti verso ciò che a loro è apparsa una proposta e una politica più «fattiva», più orientata alla realizzazione di interventi e politiche concrete, di quanto non sia la semplice espressione di una insoddisfazione diffusa. Ha insomma prevalso l'impressione di una maggiore capacità decisionale da parte della Lega, rispetto alla politica del «no» a tutto che, secondo molti, pervade i grillini in un'immagine che essi stessi hanno contribuito a trasmettere sul piano comunicativo. In questo quadro, parrebbe che anche la introduzione del «reddito di cittadinanza» (che costituisce, secondo buona parte dell'opinione pubblica, l'unica vera iniziativa dei Cinque Stelle) non abbia forse convinto del tutto.

Beninteso, nulla ci dice che questi orientamenti - e questi mutamenti - si confermino in futuro e a livello nazionale. Ci diranno certo qualcosa le elezioni in Sardegna. Ma il tempo che ci separa dalle elezioni europee - il vero banco di prova per i partiti che attualmente occupano lo scenario politico e le forze che eventualmente si formeranno in vista di quella occasione - è ancora molto. E dato che, come è noto, una buona parte degli elettori decide il proprio orientamento solo qualche giorno prima del voto, la campagna elettorale sarà decisiva.

Forse più che in passato.

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