Politica

Travolti dall'acciaio fuso: gravi quattro operai

Investiti dal liquido a 1.600 gradi per la rottura di un perno. Due sono ustionati al 100%

Patricia Tagliaferri

Roma Si rompe un perno e quattro operai che stavano spostando un contenitore di acciaio fuso vengono investiti dagli schizzi del metallo a 1600 gradi. L'ennesimo gravissimo incidente sul lavoro è avvenuto ieri mattina alle Acciaierie Venete di riviera Francia, nella zona industriale di Padova. Dei quattro dipendenti, tre sono in condizioni gravissime con ustioni su tutto il corpo.

Alle 7,50 i vigili del fuoco sono intervenuti con tre squadre per sedare un incendio che si era sprigionato nel reparto fonderia per la fuoriuscita incontrollata di acciaio fuso da un contenitore di oltre 100 tonnellate dopo la rottura dei supporti che sostengono i tubi nei quali scorre la lega allo stato liquido. Gli operai, due di loro dipendenti di un'azienda in appalto, non sono riusciti a mettersi al riparo. Gli altri sono Marian Bratu, nato in Romania ma residente a Cadoneghe, portato in elicottero al centro grandi ustionati di Cesena, Simone Vivian, nato a Dolo ma residente a Vigonovo, David Di Natale e Federic Gerard nato in Francia e ora residente a Santa Maria di Sala, ricoverati all'ospedale di Padova. Il personale del 118 accorso sul posto ha stabilizzato le vittime mentre i pompieri raffreddavano il materiale incandescente insieme alla squadra aziendale. Le operazioni di messa in sicurezza del reparto sono state ultimate soltanto nel pomeriggio, l'impianto è stato fermato e l'area dell'incidente messa sotto sequestro. Secondo una prima ricostruzione, effettuata dal sindacato metalmeccanici Fiom, si sarebbe trattato di un cedimento strutturale avvenuto tra il carroponte e la siviera, l'enorme recipiente con cui viene trasportato l'acciaio fuso. La caduta della siviera avrebbe causato una sorta di enorme deflagrazione, dovuta sia all'impatto col suolo sia alle tonnellate di acciaio liquido schizzato dappertutto, che hanno raggiunto i lavoratori. Questo nonostante la stessa Fiom, che non vuole si parli di fatalità, avesse recentemente chiesto che non ci fosse promiscuità tra la movimentazione delle siviere e i dipendenti. Sul piede di guerra anche gli altri sindacati. Annamaria Furlan, segretaria generale della Cisl, parla dell'ennesimo incidente sul lavoro come di «una carneficina senza soluzione di continuità» e chiede che «la politica ponga il tema del lavoro e della garanzia di sicurezza tra le priorità dell'azione di governo». Secondo Nicola Panarella, segretario della Fim Cisl Padova, sembra di essere tornati agli anni '70: «Occorre una serie analisi degli eventi - dice - e controlli sistematici approfonditi che oggi non vengono svolti per l'inadeguatezza degli investimenti».

Anche il presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, vuole che la sicurezza sul lavoro diventi una priorità per la politica: «La fatalità è per sua natura qualcosa di eccezionale, ma gli incidenti e le morti bianche sono in costante aumento nel nostro Paese e si deve parlare di vera e propria emergenza.

Mi auguro che questo dramma sociale sia tra i primi punti all'ordine del giorno dell'agenda del nuovo Parlamento per individuare correttivi e soluzioni legislative finalmente efficaci».

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