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Tre sottosegretari con Dibba: scatta la fronda anti Di Maio

Su Tav e Giochi l'ex onorevole sigla una finta pace con Luigi. Ma schiera i suoi per sabotare l'azione del governo

Tre sottosegretari con Dibba: scatta la fronda anti Di Maio

Alessandro Di Battista allunga le mani sull'esecutivo per sabotare la linea politica di Luigi di Maio. Tre sottosegretari del governo Conte si schierano con il Dibba e contro il capo politico dei Cinque stelle. Continua la guerra tra il vicepremier grillino e l'ex parlamentare: i segnali di tregua lanciati su Facebook (Di Battista apprezza il post di Di Maio su Tav e Giochi: «Concordo al 100%!») non riportano la pace nel Movimento. Anzi, ora lo scontro si sposta da Montecitorio a Palazzo Chigi: sono tre gli esponenti dell'esecutivo entrati a pieno titolo nella fronda del Che Guevara pentastellato.

Il primo, fidatissimo di Di Battista, è Simone Valente, sottosegretario per i Rapporti con il Parlamento: ligure, in passato capogruppo del M5s, è stato imposto dal Dibba nel governo. Valente ha un compito preciso: far da contraltare al ministro Riccardo Fraccaro, ministro di strettissima fiducia del ministro del Lavoro Luigi di Maio. Il secondo uomo della fronda anti-Di Maio nell'esecutivo è Manlio Di Stefano: il parlamentare siciliano, che ha assunto la delega agli Affari esteri, è la voce (critica) del pensiero del Dibba in politica estera. Le sue uscite, pro Putin e di sostegno al dittatore venezuelano Maduro, puntano a minare quotidianamente i rapporti con la Lega e soprattutto la linea del governo nelle relazioni con gli alleati. Come il Dibba, Di Stefano, dalla poltrona della Farnesina, puntualmente smentisce la posizione del governo. Mettendo nell'imbarazzo Di Maio. Fu proprio il sottosegretario agli Esteri che un mese fa ha incontrato in una sala di Montecitorio una pattuglia di parlamentari, molti dei quali vicini a Di Battista, per organizzare una fronda contro i ministri degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi e della Difesa, Elisabetta Trenta. Di Stefano è il martello che Di Battista usa per bacchettare l'azione del governo, mettendo nell'angolo il capo politico. Il terzo, ma non meno importante degli altri due, è Alessio Mattia Villarosa: laureato in Economia, parlamentare preparato che ha assunto l'incarico di sottosegretario all'Economia. In via XX settembre c'è Laura Castelli, una fedelissima del vicepremier Di Maio. Villarosa, che ha incassato dal ministro Giovanni Tria la delega ai Giochi, deve braccare la Castelli. Smascherare manine e marchette da passare al trombone Di Battista: cartucce da sparare contro governo e Lega.

Al netto delle competenze, i tre si muovono in squadra, marcando sempre differenze rispetto all'ala governista del Movimento Cinque stelle. Fanno sponda nelle commissioni con i parlamentari vicini al Dibba: operazione che rientra nella strategia, ora non più nascosta, dell'ex parlamentare di far saltare il tavolo. E soprattutto che punta a silurare il «fratello» Di Maio. La guerra del Dibba compie, dunque, un salto di qualità, mettendo radici nel governo. Se fino a un paio di settimane fa, gli esponenti del governo erano tutti sulle posizioni del capo, lo smarcamento dei tre sottosegretari fa registrare il mutamento degli equilibri all'interno del Movimento.

C'è un quarto sottosegretario, Angelo Tofalo, alla Difesa, che non può essere inserito nella fronda Dibba ma è classificabile tra gli anti Di Maio. Non è un mistero lo scontro pubblico con il ministro Trenta: Di Maio è sulle posizioni del ministro. Tofalo più vicino alla linea leghista. E nelle settimane scorse il destino del sottosegretario sembrava segnato.

Ora però potrebbe aggrapparsi all'ala Dibba per restare in sella e fare la guerra, dall'interno, al capo.

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