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Tredici partitini ma zero idee Le stelline della galassia rossa non sono d'accordo su nulla

Fratoianni è il nuovo segretario di Sinistra italiana, già Sel E guida un guscio vuoto, unito soltanto dal no a Renzi

Tredici partitini ma zero idee Le stelline della galassia rossa non sono d'accordo su nulla

Per dire qualcosa di sinistra contate fino a cinque. Anzi, meglio ancora fino a tredici. La prima cifra fotografa le anime della frastagliata galassia a sinistra del Pd. Al secondo numero, tredici, ci si arriva sommando anche - lo ha fatto ieri Repubblica mappando la nebulosa progressista - le componenti interne ai dem, alcune aggregate semplicemente da separate in casa.

Il problema è che, mentre contate, scoprirete di essere i soli. Perché buona parte delle stelline di questa galassia, invece, non conta nulla. Tra scissioni e spaccature, il retaggio del Pci che fu s'è disperso come la molecola di una diluizione omeopatica. E di quest'ultima ha la stessa efficacia terapeutica per gli orfani di Berlinguer.

L'ultima «novità» in questo variopinto insieme è l'elezione di Nicola Fratoianni a segretario di Sinistra Italiana, nata dalle ceneri di Sel (di cui il vendoliano Fratoianni era coordinatore) e già pronta a chiudere porte in faccia agli ex compagni che sbagliano. A tracciare la rotta era stato in apertura di congresso Fabio Mussi, sbarrando l'uscio al Pd renziano e strizzando l'occhio a una scissione Dem o almeno a una svolta al congresso. In fondo per Mussi la sinistra è come «un arcipelago». E chi vorrebbe costruire ponti, come l'ex capogruppo alla Camera di SI, Arturo Scotto, si ritrova fischiato e molla la nuova isola appena emersa dalle rosse acque dell'avvenire. Dove andrà? I radar dicono che il porto d'attracco di Scotto e di altri scontenti di Sinistra Italiana sia il «Campo Progressista» di Giuliano Pisapia. Ennesimo scoglio fondato - giura l'ex sindaco di Milano, «per unire» la sinistra. E per farlo la divide un po' anche lui, aggregando nel Campo l'ex Rifondazione e Sel Massimiliano Smeriglio e il leader di Centro democratico ed ex Udc Bruno Tabacci, ma seducendo pure Michele Emiliano. All'ultima presentazione c'era pure la Boldrini che però resta di Sel, cioè di SI, ma intende «fare il possibile per facilitare il dialogo tra le tante anime». Tante. Troppe. Con poche idee per aggregare e molte per dividersi. Spesso ringalluzzite dal «no» al referendum che ha restituito spiccioli mediatici a volti dimenticati. Perché almeno all'appello anti-Renzi rispondono tutti presente. C'è l'eterna Rifondazione Comunista con Paolo Ferrero, c'è Possibile di Pippo Civati, c'è DemA del sindaco di Napoli Gigi De Magistris. E prima di Renzi e dei renziani, c'è ancora un lungo elenco. A cominciare dal ConSenso dell'autoriciclato D'Alema fino al Campo aperto di Gianni Cuperlo, ieri all'attacco di Renzi. E poi i Democratici socialisti con Bersani, Rossi, e il quasi ex renziano Emiliano che puntano a scalare il partito, i Giovani Turchi, l'Area Dem di Franceschini e il Movimento lombardo del Pd che si esercitano in distinguo. Una raffica di sigle, una carrellata di leader più o meno improbabili.

E poche idee al di là del no a Renzi.

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