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Treni bloccati a Calais e immigrati «marchiati» È crisi di nervi globale

In attesa che il vertice Ue del 14 settembre tenti di riequilibrare la situazione, si moltiplicano i fronti europei di caos provocati da un'ondata migratoria così massiccia da imporre il tema come una priorità politica anche ai Paesi più riluttanti. Tutto questo ricordando che rimangono più che caldi i punti di approdo dei migranti trasportati con ogni mezzo da trafficanti senza scrupoli in Italia e in Grecia; e premettendo che questo afflusso continuo continua a scaricarsi sulla Sicilia via Mediterraneo e sull'Ungheria attraverso la «rotta balcanica».

Ma è appunto il caos provocato da questa pressione senza tregua a scaricarsi su altri punti del continente europeo, di fatto infiammandoli. Lasciando da parte il fronte italiano, il caso più serio del momento è ancora quello ungherese, con la zona della capitale intorno alla principale stazione ferroviaria trasformata in un accampamento per migliaia di profughi, prevalentemente siriani, che intendono proseguire per la Germania ma ne vengono impediti dalla polizia. Questa gente ha acquistato regolari biglietti e insiste con veemenza per partire, ma le autorità di Budapest chiariscono che «il possesso di un biglietto non cancella le norme europee». Si tratta di una presa di posizione formale che mira a salvaguardare un obiettivo sostanziale, ovvero impedire che l'Ungheria rimanga un Paese di approdo e transito per immigrati indesiderati. Oggi a Bruxelles il premier ungherese Viktor Orbàn difenderà questa linea, molto impopolare presso l'Ue.

A poca distanza dall'Ungheria c'è l'Austria, terra di ambito approdo per molti migranti che negli ultimi giorni è diventata tristemente famosa per alcuni tragici episodi di «bus della morte»: anche ieri si è sfiorata una strage di clandestini a bordo di un furgone, erano in 27 afgani stipati in un camioncino ermeticamente chiuso e quando la polizia l'ha fermato arrestando il conducente li ha tirati fuori più morti che vivi.

Dall'Austria sono ormai centinaia a scegliere la via della confinante Repubblica Ceca per poi puntare verso la Germania. Ed ecco che anche qui si crea un «caso», perché le autorità ceche decidono di cautelarsi contro il rischio di ritrovarsi in giro centinaia di clandestini e lo fanno con un metodo non proprio ideale per conquistarsi simpatie: le guardie di confine di Breclav, la «porta della Cechia», segnano con numeri scritti a pennarello indelebile le braccia dei migranti. Li rendono così sicuramente riconoscibili, ma altrettanto certamente si attirano (è il caso della puntuale Laura Boldrini che grida indignata a «rigurgiti intollerabili») la nomea di marchiatori in stile Auschwitz che davvero non meritano. A scanso di equivoci, ieri Praga ha fatto sapere che non arresterà più i migranti siriani che tentano di raggiungere la Germania.

Più a occidente, è sempre dolentissimo il bubbone di Calais, dove premono agli ingressi dell'Eurotunnel migliaia di immigrati che vogliono raggiungere l'Inghilterra. Alcuni di loro ieri si sono infilati nei binari e hanno provocato il blocco della circolazione ferroviaria, con conseguente enorme caos alle stazioni a entrambi i capi della linea che viaggia sotto la Manica. Un irritato David Cameron ha ribadito ieri intanto che Londra non intende portarsi in casa altri profughi. La soluzione, ha detto il premier britannico, non sta nel prendercene il più possibile, ma nel cercare di risolvere sul posto i problemi che li spingono a partire.

Gli immigrati arrivati in Baviera in 36 ore dall'Ungheria attraversando

il territorio austriaco

I treni bloccati ieri per ore nell'Eurotunnel sotto la Manica: scene drammatiche tra i passeggeri

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