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Trento, polizia blocca centri sociali: per Verona massima sicurezza

Sui social si teme che quanto è accaduto nel capoluogo trentino possa rappresentare una "prova generale" di quello che succederà a Verona nel fine settimana durante il Congresso Mondiale delle Famiglie. Ma dagli organizzatori dell'evento internazionale c'è assoluta fiducia nelle forze dell'Ordine

Trento, polizia blocca centri sociali: per Verona massima sicurezza

Sale la tensione a Trento, e si teme adesso per il Congresso delle Famiglie di Verona che si svolgerà dal 29 al 31 marzo, dopo quello che è accaduto presso la sede della Provincia Autonoma trentina.

Durante una conferenza dal titolo "Donne e Uomini. Solo stereotipi di genere o bellezza della differenza?", presentata dal quotidiano online della Provincia Autonoma come una conferenza pubblica che intendeva "offrire alla cittadinanza alcuni spunti per avviare una riflessione sull'educazione di genere", con la partecipazione di alcuni esperti e degli assessori provinciali all'istruzione e cultura Mirko Bisesti e alla salute e politiche sociali Stefania Segnana, le forze dell'ordine sono state costrette a respingere con la forza i manifestanti dei centri sociali che protestavano per il convegno.

"Una folla inferocita di manifestanti", come scrive Il Secolo Trentino, è riuscita ad introdursi nei locali della sala Belli, sita piazza Dante 15, creando disagi al pubblico partecipante e anche al personale che lavorava all’interno della struttura. I militanti dei centri sociali sono arrivati ad una decina di metri dall’aula, lanciando urla e volantini (come quelli nella foto). In quelle fasi concitate le forze dell’ordine hanno fatto immediatamente sgomberare la zona, costringendo all’uscita anche alcune persone che, invece, cercavano di partecipare pacificamente all’incontro. Inoltre sono state sgombrate le zone limitrofe al Palazzo della Provincia di Trento. Così, oltre ai facinorosi, sono stati allontanati anche coloro che non erano riusciti ad entrare per il limitato numero di posti della sala che ospitava il convegno.

Dall’estrema sinistra non sono mancate le polemiche contro la polizia, accusata di "discriminazioni politiche". In realtà le forze dell’Ordine hanno agito con velocità e per reali motivi di sicurezza. Quello che ha scatenato le dure reazioni degli esponenti della Lega di Trento è l’ennesimo episodio di violento attacco ad attività organizzate dai sostenitori di Matteo Salvini. E questa volta presso una sede istituzionale.

Dalla Lega le prime reazioni sono arrivate dalle consigliere provinciali Mara Dalzocchio e Katia Rossato, poi seguite da altri esponenti del partito di Salvini e da militanti di altri partiti politici.

Attraverso atti di "violenza, sia verbale che fisica, hanno dato prova della loro totale estraneità ai concetti basilari della democrazia, come la libertà di pensiero e il diritto alla pluralità di visioni, sbeffeggiando quelli che sono i pilastri di una società avanzata come la nostra", ha attaccato la Dalzocchio, che è la capogruppo della Lega in Consiglio provinciale. "La reazione scomposta, caotica e disordinata ad un evento organizzato da ben due assessorati, con la partecipazione di esperti e studiosi a livello universitario, con oggetto tematiche su cui una discussione sana e aperta dovrebbe essere ampiamente accettata e accolta, ci fa capire ancora una volta l’importanza di questa battaglia di libertà", ha detto sconsolata la Dalzocchio.

La consigliera provinciale di Trento Katia Rossato ha denunciato che i manifestanti sono arrivati "con megafoni, cartelloni e bigliettini” che incitavano "a legare un assessore, biasimando il fatto che sua madre non lo avesse abortito". "Una premeditazione", secondo la Rossato "che rivela la loro totale malafede".

Dalla Lega del Trentino si sottolinea "il paradosso di giovani che dicono credere nei valori dell’antifascismo, della libertà e della democrazia e poi si dimostrano forze antidemocratiche, illiberali e naziste".

Adesso, specie sui social, si teme che quanto è accaduto nel capoluogo degasperiano possa rappresentare una "prova generale" di quello che succederà a Verona nel fine settimana durante il Congresso Mondiale delle Famiglie. Ma non è dello stesso avviso il consigliere comunale della Lega di Verona Alberto Zelger, uno dei principali organizzatori dell'evento internazionale.

Sentito da Il Giornale ha ricordato che i locali della Gran Guardia saranno super sorvegliati dalle forze dell’Ordine e all’interno sicuramente non potranno verificarsi episodi spiacevoli, perché "il servizio di sicurezza è davvero eccellente". Zelger si dichiara convinto che non accadrà nulla anche all’esterno dove, oltre alla Polizia in divisa, ci sarà la presenza di diversi agenti in borghese e della Digos. Inoltre, ha spiegato Zelger, già nel 2013 si era svolto una attività convegnistica che incrociava anche le rivendicazioni Lgbt, e allora alcuni facinorosi erano stati bloccati a centinaia di metri da Piazza Bra’. Inoltre sei anni dopo, dice Zelger, "la Polizia ha maggiori strumenti e tecniche di controllo del territorio che ci fanno stare molto tranquilli".

Anche per la Marcia delle famiglie non si temono episodi incresciosi perché, continua Zelger, "ci sarà una stretta vigilanza delle Forze di Polizia". I momenti clou della tre giorni veronese saranno gli interventi introduttivi della mattinata di venerdì 29 marzo (con le riflessioni di monsignor Giuseppe Zenti, vescovo di Verona, del ministro della famiglia Lorenzo Fontana, del sindaco di Verona Federico Sboarina e del Presidente del Veneto Luca Zaia), del pomeriggio di sabato 30 marzo (con gli interventi del leader del Family Day Massimo Gandolfini, di Matteo Salvini e

html">Giorgia Meloni, Maurizio Belpietro e Alessandro Meluzzi) e di domenica 31 marzo, prima della marcia (con le testimonianze dell’ex calciatore Nicola Legrottaglie, dell’eurodeputata di Forza Italia Elisabetta Gardini e di alcuni organizzatori dell’evento).

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