Politica

Tria bipartisan: grillino sull'austerity e filo-leghista sulla grana Autostrade

Nasconde le carte sulla manovra ma ammicca a Salvini

Tria bipartisan: grillino sull'austerity e filo-leghista sulla grana Autostrade

È un tecnico ma in questi tredici mesi a Via XX settembre Giovanni Tria ha affinato le proprie doti politiche e così, al termine del G20 di Osaka, si riscopre non solo professore di economia ma anche diplomatico. E questo non solo per le serrate trattative che lo hanno impegnato per tre giorni con il commissario agli Affari economici e finanziari Pierre Moscovici, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker. Interlocuzioni finalizzate a un solo obiettivo: evitare la procedura di infrazione subito e senza indugio. Tria è politico perché anche mediaticamente ha cercato di non scontentare i due azionisti di maggioranza del governo. Da una parte, ha evitato di scoprire le carte sulla prossima manovra allineandosi tanto al premier Conte quanto al vicepremier Di Maio, evitando di cedere all'impazienza di Salvini e Giorgetti. Dall'altra parte, ha assunto un atteggiamento più «leghista» relativamente alla polemica che vede opposti i pentastellati ad Autostrade schierandosi per la soluzione giudiziaria che il Carroccio caldeggia per non cedere all'anticapitalismo grillino.

Naturalmente, Tria è stato più loquace in materia di conti pubblici e questo non può non pesare. «Stiamo mettendo a punto l'aggiustamento di bilancio che sarà approvato domani, insieme agli altri provvedimenti», ha spiegato aggiungendo che martedì a Bruxelles «la Commissione deciderà e mi aspetto un giudizio positivo perché è nelle cifre». Ma proprio sui numeri ha evitato di sbilanciarsi lasciando al premier Conte l'annuncio dell'obiettivo del 2,1% di deficit/Pil nel 2019 in virtù di un flusso di cassa superiore alle attese. Con i risparmi su quota 100 e reddito di cittadinanza e con l'extradividendo di Cassa depositi e prestiti (oltre ai tagli ai ministeri per 2 miliardi già previsti) il gioco è fatto.

«C'è concordia, queste cose sono state già discusse e i provvedimenti che prenderemo sono stati evidentemente concordati», ha aggiunto precisando che «sulla manovra stiamo lavorando, non c'è ancora, ci sono solo gli obiettivi». Il dato preoccupante per i leghisti è proprio questo. Fissare gli obiettivi e rinviare la stesura del ddl Bilancio alla fine dell'estate significa già di per sé adottare una strategia attendista nei confronti di quella flat tax che proprio ieri il sottosegretario all'economia, Giancarlo Giorgetti, è tornato a rivendicare, incolpando proprio Tria e Conte di adottare una tattica attendista finalizzata a far passare tutto in cavalleria o quanto meno a depotenziare la riduzione della pressione fiscale. Il vero capolavoro, però, è la seguente affermazione. «La Commissione controlla i saldi ma non entra nelle determinazioni delle policy dei governi e certamente non entra nella definizione di dove operare», ha chiosato. Un messaggio chiaro al Carroccio: l'Europa controlla la sostenibilità delle politiche economiche, dunque la flat tax si può realizzare purché non comporti un peggioramento dei conti. Anzi, a chi lo interpella replica di non aver espresso riserve sul suo inserimento in manovra. Se c'è qualcuno frena, non è Giovanni Tria. Altro discorso sarà metterla in pratica tramite adeguate coperture.

È questo un mettersi contro Salvini? No. Perché ha detto che la flat tax si può fare e anche come. E poi perché gli ha dato ragione su Atlantia.

Le polemiche sulla revoca delle concessioni autostradali e su Alitalia? «Sono temi che vanno visti anche sul piano giuridico».

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