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Tria fugge da Bruxelles: Ue senza interlocutori per rifare la manovra

La procedura di infrazione non si ferma Moscovici: se resta il 2,4% arriva la sanzione

Tria fugge da Bruxelles: Ue senza interlocutori per rifare la manovra

In Europa hanno avuto l'impressione che la manovra quasi completamente in deficit, lo sfondamento degli obiettivi europei e la minaccia di una procedura di infrazione non siano tra le principali preoccupazioni del governo italiano. Maggioranza gialloverde ed esecutivo Conte sono alle prese con divisioni profonde e sempre meno gestibili. Tanto che ieri quel «la Commissione europea resta aperta al dialogo e alla ricerca di una soluzione» del vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis pronunciato ieri al termine dell'Ecofin, è sembrata un apertura di credito al prossimo governo, più che al ministro dell'Economia Giovanni Tria. Ministro che anche ieri, come era già successo al suo primo vertice europeo, è tornato in Italia in anticipo per partecipare all'ennesima riunione di governo.

Anche in assenza di certezze sugli interlocutori, il giudizio dell'Europa sulla manovra non cambia e la procedura di infrazione non si ferma. Dombrovskis ha spiegato che servirà «una correzione sostanziale della proposta di bilancio italiana». Il termine rimane quello del 21 novembre, quando la Commissione giudicherà ufficialmente i documenti programmatici di bilancio dei paesi dell'Euro. Ma già domani, con le previsioni economiche della commissione, si capirà la distanza tra le istituzioni europee e l'Italia.

Ancora una volta il commissario agli affari economici Pierre Moscovici ha ribadito che senza modifiche alle cifre del bilancio italiano, in particolare al deficit che il governo Conte ha fissato al 2,4% del Pil, partirà la procedura di infrazione.

Il ministro Tria non ha potuto fare a meno di ammettere la distanza. «È vero, abbiamo qualche disaccordo, ma questo non significa che non si possa avere un dialogo».

In Italia Tria è impegnato a fare passare qualche modifica alla legge di Bilancio per andare in contro alle richieste di Bruxelles. Ma maggioranza e governo sono impegnati su altri fronti e non è aria di compromessi con l'Europa. «Moscovici per me è il nulla», ha detto ieri Salvini. A fine novembre, dopo il giudizio della commissione, il consiglio potrà votare la procedura che consisterà nella richiesta di una manovra correttiva da 18 miliardi di euro, più altri 60 per riportare il debito dentro i limiti. Questa ultima procedura fino ad oggi è stata evitata dall'Italia perché i precedenti governi hanno ridotto il deficit puntando all'obiettivo del pareggio di bilancio. Con la nuova legge la tendenza si inverte.

Intanto in Italia la Legge di Bilancio inizia l'iter e si affinano i dossier più scottanti, come la previdenza sulle pensioni d'oro si conferma un contributo di solidarietà per cinque anni e un raffreddamento della perequazione. Ieri è circolata di nuovo la voce di una imminente riforma della governance Inps, con la sostituzione del presidente Tito Boeri con l'esperto di previdenza vicino alla Lega Alberto Brambilla. Ma ambienti governativi hanno smentito.

Prima o poi, comunque, il governo affronterà il dossier.

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