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Tria spegne il sogno flat tax. Già finita la festa gialloverde

Il ministro tiene d'occhio i conti: "Ma niente manovra bis". E Di Maio insiste sul reddito di cittadinanza

Tria spegne il sogno flat tax. Già finita la festa gialloverde

«Taglio della spesa corrente, riduzione del rapporto debito/Pil e del miglioramento del saldo strutturale: in sintesi agirà nel solco del governo Monti». Il coordinatore di Fdi, Guido Crosetto, s'è rivolto così al ministro dell'Economia, Giovanni Tria, durante l'audizione presso le commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato. Il titolare del Tesoro s'è irritato. «Si pensa che la discontinuità si veda solo sul livello del deficit e della spesa, non credo sia così altrimenti vuol dire sfasciamo i conti e vediamo la discontinuità».

È stato un passaggio emblematico dell'intervento del ministro perché ha confermato come la prudenza sia e sarà una cifra essenziale del suo mandato. Prudenza che, pur venendogli riconosciuta dal vicepremier Di Maio, non ha limitato la loquacità del capo politico M5S. Il reddito di cittadinanza si deve fare subito, spero di portarlo nella legge di Bilancio di quest'anno, le coperture ci sono», ha detto ieri.

Ma cosa ha opposto Tria all'esuberanza dei suoi colleghi di governo? Per ora, molta pacatezza. «Non è intenzione del governo adottare alcuna misura correttiva in corso d'anno», ha dichiarato sgomberando il campo dalla prevista manovrina da 5 miliardi cui Bruxelles vorrebbe obbligarci. Tuttavia, ha avvertito il ministro, ci sono «rischi di una moderata revisione al ribasso per la previsione di crescita 2018». Dunque sarà difficile raggiungere l'obiettivo di crescita del Pil all'1,5% come previsto dal Def e questo dovrebbe obbligare a un'azione restrittiva. Tria, però, ha cercato di essere tranquillizzante. «La nostra - ha detto - non sarà una manovra restrittiva rispetto al programmatico approvato dal precedente governo: se ci sono segnali di rallentamento, non è il momento giusto». Non si adotteranno misure recessive ma, allo stesso tempo, non c'è margine per allargare i cordoni della borsa.

Come fare dunque? «Pensiamo che gli obiettivi di medio termine dovranno un po' slittare», ha precisato. Insomma, si chiederà alla Commissione Ue di chiudere un occhio «nell'intento di fissare un obiettivo di deficit più coerente con l'obiettivo del governo di favorire crescita e occupazione». Il cancelliere dello Scacchiere ha, in pratica, evidenziato che il target dell'1,6% di deficit/Pil per il 2018 è sostenibile ma che lo 0,9% fissato per l'anno prossima, con correzione di almeno 0,6 punti di prodotto interno lordo, sia troppo duro.

È legittimo chiedersi come sia compatibile una simile disamina con gli obiettivi contenuti nel contratto di governo. «Le manovre restrittive penalizzano la crescita, ma superare certi tetti e invertire le rotte del saldo strutturale ci espone a speculazioni, quindi dobbiamo stare nel mezzo», ha chiosato Tria. Il che implica che la flat tax «non si rinvia» ma la questione è «come farla» valutando «un cronoprogramma per un'applicazione progressiva» che si «allinei agli obiettivi di legislatura» dando «priorità a ceti medi e bassi». Insomma, la tassa piatta sarà attuata in modo selettivo e progressivo. Allo stesso modo, la maxirottamazione non potrà essere utilizzata per coprire spese pluriennali. «La pace fiscale e altre misure una tantum non possono coprire programmi di spesa pluriennali: certamente un'una tantum può consentire di avviare programmi più lunghi», ha aggiunto. In tutto questo marasma una consolazione: «una patrimoniale non è in discussione».

Non è molto, ma poteva andar peggio.

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