Politica

In tribunale col coltello «Volevo uccidere la pm»

Donna si scaglia contro il giudice e colpisce un'assistente: arrestata

Non le accettano l'iscrizione di un figlio a scuola, come spiegherà chi la conosce, sporge querela e, non ricevendo risposta immediata, entra in procura e aggredisce mandandole in ospedale una pm e la sua assistente per poi dichiarare serena: volevo uccidere il pubblico ministero. La stessa pm, scampato il pericolo, dirà: «Non è riuscita a ammazzarmi solo per pura casualità». Mentre la donna è riuscita a passare dall'ingresso con in borsa un coltellaccio da cucina, perché la macchina a raggi x che analizza i bagagli è rotto da 6 mesi e nessuno lo aggiusta. Ieri mattina, in tribunale a Lodi, la realtà ha superato decisamente la fantasia. A tratti incredibile la sequenza dei fatti. Rosamaria Capasso, 38 anni, residente a Lodi, dopo aver preso un treno da Napoli, la sua terra dove spesso torna, entra dall'ingresso principale del tribunale alle 7.10. Lo testimoniano alcuni dipendenti che, arrivando al lavoro, trovano molto strano che qualcuno sia già lì a quell'ora. La donna supera il controllo della sicurezza e si siede sulla prima sedia che incontra. Le guardie la descriveranno come assolutamente tranquilla e serena. Attende: non ha fretta. Arrivano le 8. E poi le 9. Lei è sempre lì. Non si muove. È quando il tribunale comincia a animarsi che chiede dove sia la stanza del sostituto procuratore della Repubblica Alessia Rosanna Menegazzo. La trova subito: direttamente al piano terra. «Entra - come ha spiegato ieri nel dettaglio il procuratore capo della Repubblica di Lodi Vincenzo Russo - ma trova l'assistente: Mariapia Sciortino. La donna inizia a diventare nervosa. Chiede di vedere immediatamente il magistrato. La Sciortino le dice di calmarsi. Scatta la violenza. La Capasso rovescia suppellettili per poi danneggiare mobili e buttare a terra carte, cancelleria. Poi si scaglia dritta verso l'assistente aggredendola con graffi, calci e pugni e non fermandosi nemmeno quando la vede rovinare a terra». Grida e baccano richiamano le guardie interne e un tenente dei carabinieri che la fermano. Arriva anche il procuratore capo. La donna viene identificata. È mentre Russo si allontana da quella stanza che incontra la pm Menegazzo che sta entrando al lavoro. Le spiega, velocemente, quanto è successo. Le dice di stare lontana. Ma lei vuole provarci a calmare quella donna. Del resto, pensa: «che male mai potrà farmi?». Non ha idea di quanto la attende. Entra e le parla. La donna sembra stare al gioco e calmarsi ma poi, quando fa due passi indietro per prendere la sua borsa e uscire dalla stanza la blocca per il collo e inizia a sferrarle pugni sempre più violenti alla spalla sinistra: il pronto soccorso certificherà gli ematomi rimediati. La Capasso viene immobilizzata ma non senza fatica: aggredisce anche la polizia. E dalla perquisizione della sua borsa salta fuori un coltello di 32 centimetri a doppia punta. È così che ieri è letteralmente esplosa la rabbia degli addetti ai lavori al palazzo di giustizia. Il procuratore Russo ha dichiarato senza mezzi termini: «Non possiamo più reggere, non possiamo più andare avanti in questo modo. Questa donna aveva semplicemente sporto denuncia, arrivata a noi il 24 aprile scorso, per la qualeerano tuttora in corso indagini. Ma oltre a questo c'è da dire che sono mesi, dallo scorso dicembre, da quanto si è rotto il sistema di controllo a raggi x per i bagagli a mano che denunciamo che qui non siamo sicuri.

Rotto lo scanner, rotte diverse telecamere, mancanza di diversi presidi: tutti fatti denunciati anche dalle guardie in ingresso e da me alle più diverse autorità da 6 mesi a questa parte».

Commenti