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Il trionfo dimezzato di Putin. Tanti voti, l'affluenza fa flop

Il presidente ottiene con il plebiscito scontato davanti a Grudinin (11,9%): «Siamo condannati al successo»

Il trionfo dimezzato di Putin. Tanti voti, l'affluenza fa flop

Secondo solo a Stalin. Vladimir Vladimirovich Putin ottiene la sua vittoria annunciata senza nemmeno sudare e - grazie al mandato presidenziale allungato da quattro a sei anni - resterà al Cremlino fino al 2024, quando avrà 72 anni e magari sarà anche riuscito a incassare la riforma costituzionale che autorizzi il terzo mandato consecutivo, per puntare ad avvicinare i 31 anni di tirannia del satrapo georgiano, che costituiscono il record di longevità al potere nella Russia postzarista. Naturalmente nel calcolo si annette anche la parentesi del delfino Dmitrij Medvedev, presidente per interposta persona dal 2008 al 2012 con Putin premier e vero presidente occulto.

Putin si conferma nelle elezioni più noiose e meno combattute della storia russa ottenendo, secondo gli exit poll, il 74,2% delle preferenze, suo record personale con siderale vantaggio sul secondo, il candidato comunista e re delle fragole Pavel Grudinin, fermatosi all'11,2%; e sul terzo, il nazionalista Vladimir Zhirinovsky, che è un po' il Toto Cutugno del Cremlino, tante partecipazioni e mai un successo: per lui il 6,7. Un flop per la bella Ksenia Sobchak, da molti considerata una candidata fantoccio, scritturata da Putin per mettere un volto femminile tra i figuranti e dare un tocco sceneggiato di democraticità: sia come sia la bionda giornalista ha preso il 2,5%. Chiudono la lista i più tappi dei «sette nani»: Grigory Yavlinski di Jabloko (1,6), l'imprenditore Boris Titov (1,1), il nazionalista Serghei Baburin (1,0) e l'altro comunista Maxim Suraikin (0,8).

Putin, che ieri sera ha festeggiato intervenendo a un maxiconcerto per il quarto anniversario dell'annessione della Crimea in piazza del Maneggio, si era concesso lo sfizio di presentarsi da indipendente, senza le insegne della Russia Unita che forse lo avrebbero zavorrato. «Grazie per il vostro sostegno e per questo risultato, siamo condannati al successo» ha proclamato. «Voglio rivolgermi a tutti coloro che oggi si sono riuniti a Mosca, ma anche a tutti i nostri sostenitori. Penseremo al futuro della nostra patria, al futuro dei nostri figli».

Prima del voto, consapevole che la vittoria era già in saccoccia, si era dato come obiettivo il 70+70: voti e affluenza. E se per i primi, almeno secondo i primi exit-poll di Vtsiom la «linea del Volga» è stata abbondantemente superata (nelle precedenti elezioni presidenziali Putin aveva toccato il 63,6% nel 2012, il 71 nel 2004 e il 52,9 nel 2000), la partecipazione è stata di molto inferiore. Nel Paese degli 11 fusi orari è andato alle urne il 63,7% degli aventi diritto. Un flop mascherato ieri dal portavoce di Putin Andrei Kondrashov che, facendo riferimento al caso della spia avvelenata Sergej Skripal, ha ringraziato la Gran Bretagna «per l'affluenza più alta del previsto: ogni volta che ci accusano di qualcosa in modo infondato il popolo si unisce al centro della forza e il centro della forza è senz'altro Putin». Ma neanche gli artifici retorici dei suoi collaboratori nascondono la disdetta per la disaffezione alle urne (il precedente record negativo, del 2012, era del 65,3%) che è un successo del principale oppositore dello Zar, Aleksei Navalny: dopo aver visto la sua candidatura sbianchettata dalla commissione elettorale centrale, il blogger aveva invitato i russi allo sciopero del voto. Da lui ieri sono partite anche accuse di brogli e dati sull'affluenza gonfiati.

Il sorriso di Putin è un po' storto. E chissà se lo avrà consolato il probabile voto di Gerard Depardieu, cittadino russo dal 2013. «Voto con patriottismo e amore per la Russia», ha detto nell'ambasciata parigina l'attore.

Non certo l'unico di queste elezioni dal copione scontato.

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