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Il triplo inchino dei gialloverdi a Bruxelles

Il triplo inchino dei gialloverdi a Bruxelles

I soli contenuti chiari della legge di bilancio che le due camere votano in fretta per evitare l'esercizio provvisorio, stanno nei tre obblighi che vi ha messo la Commissione europea, dove il premier Conte è andato a pentirsi e a cercare un compromesso per evitare la procedura di infrazione e contenere il rialzo dello spread che ha reso costose ed ardue le nuove emissioni. Il primo obbligo è quello di ridimensionare il tasso di crescita del Pil all'1%, così ammettendo che la grossa spesa corrente per reddito di cittadinanza e quota 100 per le pensioni e il decreto dignità e le altre misure non aiutano la crescita, ma possono ulteriormente pregiudicarla con effetti negativi su deficit e debito. Ed ecco così il secondo obbligo, quello di alte clausole di salvaguardia tramite l'aumento dell'Iva, che potrebbe arrivare al 26% nell'ultimo anno del triennio, a causa soprattutto del costo crescente del reddito di cittadinanza. Ed ecco il terzo obbligo, il più umiliante, ossia quello di accantonare per il 2019 un fondo di riserva di 3 miliardi, per garantire che il deficit di bilancio scenderà dal 2,04 allo 1,88. Come ha sottolineato Alessandro Sallusti, questa è una cauzione per il diritto a guadagnare qualche mese di tempo, prima di scendere sotto il 2%. È errato pensare che tre miliardi ossia lo 0,17 del Pil siano irrilevanti per la valutazione della volontà e capacità del governo di ridurre il debito pubblico. Infatti se la riduzione avviene per i tre anni del bilancio si tratta di 0,5 punti e poiché la quota del debito estero sul nostro debito è circa un terzo del totale, per il mercato internazionale, quello decisivo per lo spread, la riduzione è 1,5 punti. Per il deficit del nostro bilancio, scendere di 0,17 all'anno significa portarlo dal 2,04 allo 1,54. Con un tasso di inflazione dello 1,7%, e un debito superiore al 100% ciò comporta una riduzione cospicua del debito misurato in termini reali. Lo spread sul nostro debito pubblico, dopo l'armistizio firmato da Conte non è sceso a un livello di sicurezza di 220-225 punti. È sopra quota 250. Ciò anche perché questa legge di bilancio, anche con i paletti messi dalla Commissione ha un contenuto scandente oltre che contraddittorio. La spesa corrente in deficit non aiuta, ma danneggia la crescita di medio e lungo termine di prodotto nazionale e occupazione. E in un paese con debito al livello anomalo di oltre il 130% danneggia anche la crescita a breve termine, perché induce la gente a ridurre i consumi ed accrescere i risparmi per timore del futuro. Pertanto riduce la domanda di consumo interno e quella dell'investimento nei beni di consumo, in particolare quelli di consumo durevole, mentre l'auto è minacciata da nuove tasse. In questa legge di bilancio mancano invece le misure che aiutano la crescita, vale a dire le spese di investimento, in particolare quelle connesse al progresso tecnologico, come l'alta velocità e le riduzioni imposte, in particolare quelle personali progressive e le imposte dirette e indirette patrimoniali, come l'imposta di registro che soffoca il mercato immobiliare. Il reddito di cittadinanza concepito dai 5 Stelle campeggia fra i provvedimenti ad alto costo che danneggiano la crescita perché non serve ad aumentare l'occupazione legale ma a premiare il lavoro nero.

Non aiuta il Sud a crescere, mentre non aiuta i poveri, cioè l'alleanza fra chi produce e i vinti della vita.

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