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Tripoli brucia, l'Onu: "18mila sfollati"

La guerra continua. A Bengasi il colonnello di Haftar si salva da una bomba

Tripoli brucia, l'Onu: "18mila sfollati"

Continuano gli scontri nella regione di Tripoli tra le forze del Governo di unità nazionale e quelle del maresciallo Khalifa Haftar, mentre l'Onu lancia l'allarme per le persone intrappolate nelle zone di conflitto. Un caccia dell'Esercito nazionale libico di Khalifa Haftar, fornito dagli Emirati Arabi Uniti, è stato abbattuto dalla contraerea del Governo di accordo nazionale di Tripoli, con un missile fornito dal Qatar: il complesso intreccio di alleanze che sta dietro alla battaglia di Tripoli tr Fayez al-Serraj e Khalifa Haftar può essere riassunto in questa azione. Fra tribù, milizie e interessi stranieri, lo scacchiere libico non è mai stato semplice. I combattimenti si concentrano a sud della capitale, bersaglio dal 4 aprile dell'offensiva dell'Esercito nazionale libico dell'uomo forte dell'est della Libia, che ha promesso di prendere il controllo della capitale. Dopo che sabato il Gna riconosciuto dalla comunità internazionale, quello guidato dal premier Fayez al-Serraj, ha chiesto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite di agire per fermare le truppe di Haftar, i combattimenti sono proseguiti. Secondo il Libya Observer, le parti in conflitto si sono reciprocamente bersagliate con raid aerei.

E sono almeno 18.000 gli sfollati libici a causa degli scontri nella capitale Tripoli di cui 2.500 sono stati costretti a lasciare le proprie abitazioni solo nelle ultime 24 ore. Lo riferisce l'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, secondo cui 3.000 migranti sono «intrappolati» nei centri di detenzione e hanno bisogno di assistenza umanitaria. Una fonte medica dell'ospedale Galaa di Bengasi, in Libia, ha dichiarato che almeno 100 combattenti delle forze di Haftar sono stati uccisi negli scontri in Libia. Secondo la fonte, le autorità mediche non hanno il permesso di diffondere la lista dei morti e una compagnia di 25 soldati dell'Esercito nazionale libico, si è arreso alle forze armate di Governo di accordo nazionale di Tripoli. I combattenti hanno consegnato le proprie armi e una decina di mezzi con artiglieria.

La Missione dell'Onu ha poi denunciato il bombardamento di scuole e strutture mediche, avvertendo che si tratta di un «crimine contro l'umanità». Un magazzino del ministero dell'Istruzione nella località di Ain Zara, nei pressi di Tripoli, è stato bombardato dall'Esercito nazionale libico. Nel raid sono stati distrutti cinque milioni di libri di testo e i risultati degli esami di Stato. Lo riferisce il sottosegretario all'Istruzione, Adel Jumua. In un tweet l'Unsmil segnala che «il bombardamento di scuole, ospedali, ambulanze e aree civili è severamente vietato dal diritto umanitario internazionale. L'Ufficio delle Nazioni unite per gli affari umanitari ha segnalato invece che dall'inizio degli scontri nei pressi di Tripoli sono state colpite otto ambulanze. Nel centro di Bengasi, un'autobomba è esplosa nella zona di Sidi Khalifa. L'obiettivo dell'attentato era colpire il responsabile della direzione dell'antiterrorismo di Bengasi, il colonnello Adel Barghati, filo Haftar. L'esplosione è avvenuta al passaggio del convoglio sul quale viaggiava Barghati, che è rimasto illeso. Il colonnello e i suoi accompagnatori sono infatti stati colpiti da schegge provocate dell'esplosione e sono stati trasferiti in ospedale.

La protezione civile è giunta sul luogo dell'attentato per spegnere l'incendio e ha rimuovere i detriti.

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